Sardegna, federalismo, anzi no! Stangata in arrivo

Super addizionale (50%) sulle concessioni demaniali. Se approvata, la proposta del governatore Cappellacci darebbe il colpo di grazia al turismo da diporto. Mentre l’onorevole Fallica vorrebbe il patentino per le barchette da 2 a 10 metri e l’immatricolazione per tutti i natanti

Sardegna, federalismo, anzi no! Stangata in arrivo

Viva l’Italia e i suoi 150 anni di contraddizioni. Sulla Sardegna, finalmente libera dal tassator cortese (al secolo Renato Soru, bocciato prima dalla Corte europea, poi dal mercato e infine dagli elettori), torna a soffiare il vento delle stangate sui porti e quindi sul turismo da diporto. Si parla di addizionali importanti mentre non esistono regole nazionali sui criteri minimi per il rilascio e il rinnovo delle concessioni demaniali. Ma non è tutto. A livello nazionale, infatti, ci sono proposte e disegni di legge per tornare all’immatricolazione dei attuali natanti, cioè barche e barchette da 2 a 10 metri. E anche di strani patentini. Andiamo per ordine. In Sardegna la giunta del governatore Ugo Cappellacci intende varare un’addizionale del 50% sulle concessioni demaniali. Non ci soffermiamo sullo scontato sconcerto degli operatori del settore, ancora narcotizzati dagli effetti della crisi economica, ma si tratta di una stangata che va a sommarsi agli incrementi sui canoni di specchi d’acqua, pontili e banchine fissati dalla Finanziaria 2007 del governo Prodi (incrementi fra il 300 e il 1.200%). È un segnale allarmante di che cosa potrebbe portare il federalismo demaniale. Tutto questo mentre le norme di semplificazione fanno muffa in Senato. Ma il nuovo assetto dello Stato non dovrebbe promuovere politiche concorrenziali sul turismo? Politiche capaci di attrarlo, non di deviarlo verso gli altri Paesi del Mediterraneo, come è avvenuto con la famigerata «tassa Soru». La nautica, dai costruttori alla lunga liliera del turismo da diporto, confidano ora nel buon senso del governatore Cappellacci, che nei prossimi giorni dovrebbe decidere se dare o no il colpo di grazia all’economia della sua Sargegna: il turismo nautico. Tappato però - per grazia ricevuta - il buco Soru, ecco aprirsi un’altra… Fallica, un altro colpo basso al settore. Stiamo parlando dell’iniziativa dell’onorevole Giuseppe Fallica: un disegno di legge per l’immatricolare dei natanti (scafi da 2 a 10 metri, oggi esenti) e patentino obbligatorio per tutti. Per la patente «maggiore», invece, il deputato vorrebbe i punti di penalizzazione come per l’auto. Sostiene l’onorevole che «ogni anno si verificano gravi incidenti in mare per la collisione di imbarcazioni di cui sono vittime decine di persone...». In realtà i decessi causati da unità da diporto sono stati in media 3 all’anno e nella quasi totalità dei casi sono dovuti a imbarcazioni immatricolate o moto d’acqua (incluse anche le cause accidentali, come esplosione o incendio), mezzi tutti condotti, per legge, da patentati. Il pacchetto-Fallica prevede anche una banca dati per i natanti con le «caratteristiche di costruzione e di identificazione, eventuali modifiche tecniche, compresi gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, i dati relativi allo stato giuridico del costruttore e del mandatario, nonché del conducente», magari con intercettazione obbligatoria dei cellulari a bordo! È questa la vera guerra alla burocrazia? Ministro Calderoli, se ci sei batti un colpo. Che diamine, neanche fosse un jet privato. Ricordiamo che la Spagna, tra le altre misure anti-crisi, ha portato il natante a 12 metri allineandosi alla normativa croata. D’altra parte l’esenzione dalle formalità per gli scafi fino a 10 metri è stato il pilastro su cui si è fondato il rilancio dell’industria e della filiera nell’ultimo decennio. «Si tratta della nautica sociale - dice il professor Gian Marco Ugolini dell’Osservatorio Nautico Nazionale - Basta considerare che le barche di questa fascia di valore superiore a 25mila euro sono solo il 6%». Il mondo della nautica si interroga incredulo.

Il settore è la grande eccellenza dimenticata, spesso svillaneggiata, del made in Italy. Di certo lo shopping straniero dei grandi marchi italiani non si ferma a Bulgari. La festa - non solo nel diporto - continuano a farcela i francesi. Mentre il Piave non mormora più.

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