Dopo Sarkò la Cancelliera vuol fare «Merkhollande» Nuovo asse Berlino-Parigi

Archiviato il «Merkozy» è già l’ora del «Merkhollande», ma come appare ben chiaro il rapporto preferenziale tra Germania e Francia dovrà essere ripensato a fondo. Se infatti Frau Merkel e Monsieur Sarkò, appartenenti alla stessa famiglia politica, trovavano abbastanza facile intendersi sulle questioni fondamentali, l’arrivo all’Eliseo del socialista Hollande rimette in discussione molte cose, a partire dall’applicazione delle ricette rigoriste made in Germany che tanti sconquassi stanno provocando in giro per l’Europa. Tanto che la ricerca di un punto d’incontro tra la leader tedesca e il nuovo collega francese è certamente il punto centrale dell’agenda politica europea in questi giorni che ci separano dalla prima visita a Berlino di Hollande, fissata per il 16 maggio.
Qualcosa già si muove, qualche angolo si smussa. Merkel e Hollande erano partiti da posizioni apparentemente inconciliabili: la Cancelliera con le mani avanti a chiarire che il trattato sul fiscal compact non poteva essere rinegoziato («È stato sottoscritto dai rappresentanti di 25 Paesi»), il neopresidente fermo sugli slogan della sua campagna elettorale («Basta con il rigore che deprime la crescita, la Germania dovrà scendere a patti con me»). Dopodiché, siccome la politica rimane l’arte del possibile e quindi del compromesso, i toni hanno cominciato ad ammorbidirsi. «Vogliamo che l’Europa prevalga - ha assicurato lunedì la Kanzlerin -, la nostra collaborazione è essenziale, aspetto Hollande a braccia aperte» (un suadente richiamo a continuare un rapporto preferenziale, salvo ricordare che «il fiscal compact non si tocca»). Hollande ha assicurato che con la Germania «non ci sarà nessuna conseguenza legata alle presidenziali francesi», ma ha ammonito che Berlino «non può porre due veti alla volta, uno sugli eurobond e l’altro sul rifinanziamento diretto dei debiti da parte della Banca Centrale Europea». Come dire: su qualcosa Merkel dovrà cedere.
Ieri la Cancelliera ha ulteriormente insistito, in un messaggio inviato a Hollande (che s’era detto contrario a un «direttorio», preferendo parlare di un più rassicurante «motore»), sull’importanza della guida franco-tedesca dell’Europa. Angela Merkel continua a tenere chiusa la porta sul trattato fiscale, ma si dice certa che «la nostra collaborazione sarà rafforzata» e sottolinea esplicitamente che «sta a noi prendere le decisioni necessarie per l’Ue e per l’eurozona». Poi, parlando a una radio locale, ha assicurato che sia la Germania che la Francia hanno la crescita come obiettivo, ma ha chiarito che non si deve trattare di una crescita «che alimenti fuochi di paglia, finanziata da prestiti». La Cancelliera ha quindi riconosciuto la necessità di trovare una soluzione insieme con Hollande, «e io credo che sia dalla sua, sia dalla mia parte ci sia il desiderio di trovarla. Questo però non significa che si debba arretrare dai propri principi».
In attesa di conoscere la replica di Hollande, che difficilmente uscirà dal solco di un classico minuetto in «diplomatese», ci si chiede più concretamente cosa la Merkel potrà concedere alla nuova guida dell’Eliseo per trovare un compromesso soddisfacente sulla questione del rilancio dell’economia europea. La Süddeutsche Zeitung (che cita fonti della Cdu, il partito della Cancelliera) ipotizza diverse soluzioni. Una potrebbe essere l’offerta di fondi Ue non ancora utilizzati per complessivi 80 miliardi di euro. Un’altra la concessione ai Paesi in difficoltà di accedere più agevolmente - riducendo la partecipazione nazionale dal 50 al 10 per cento - ai fondi strutturali europei.

O ancora, si potrebbe rimpolpare con altri 10 miliardi di euro (2 dei quali messi a di sposizione dalla Germania, previa autorizzazione parlamentare) il fondo della Banca europea degli investimenti (Bei) destinato al sostegno delle banche spagnole in difficoltà.

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