RomaLItalia alza la voce. «Il comando torni alla Nato e il coordinamento sia diverso da quello deciso fino ad ora», dice Berlusconi in serata a Torino. «Senza la Nato ci riprendiamo il controllo delle basi e stabiliamo un comando separato», paventa il ministro degli Esteri Frattini a Bruxelles. Un messaggio-minaccia rivolto alla Francia, alleato ma soprattutto competitor. È evidente che Sarkozy ha premuto sullacceleratore delle operazioni militari per interessi nazionali e noi ci siamo accodati non potendo fare altrimenti. Tuttavia non è pensabile lasciare la regia della missione in mano a Francia e Gran Bretagna. Così, il governo italiano ha cominciato un pressing forsennato affinché il pallino passi ora nelle mani della Alleanza Atlantica. Da qui un vero e proprio braccio di ferro diplomatico sullasse Roma-Parigi.
Se domenica notte Robert Gates, responsabile della Difesa Usa, aveva parlato di un possibile comando franco-britannico, dopo le resistenze di Italia e Lega Araba, lo scenario è mutato. E ora anche Obama ammette: «A giorni il comando passerà a Nato e alleati». A insistere nel non volere la bandiera della Nato resta però solo la Francia. Fin dallinizio della crisi Parigi ha fatto opposizione attiva contro un ruolo di prima linea per lorganizzazione atlantica nellAfrica del nord. Al momento la coalizione dei volenterosi è composta da Usa, Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna, Canada, Danimarca e Belgio e di fatto ha tre catene di comando: francese, inglese e americana. Troppe. A sottolineare il rischio di una sorta di anarchia nelle operazioni militari, nel burrascoso summit di Bruxelles, oltre a noi anche Canada, Danimarca, Regno Unito e Stati Uniti. Inoltre, altra tesi sostenuta da Frattini, con le operazioni militari a guida Nato sarebbe più facile verificare il rispetto della risoluzione 1973 dellOnu.
Parigi, tuttavia, non cede. Se il ministro degli Esteri Alain Juppé ha riconosciuto che «lAlleanza Atlantica è disponibile a venire in sostegno dellintervento in Libia entro pochi giorni», qualche ora dopo il portavoce del ministro della Difesa di Parigi ha messo i puntini sulle «i» dichiarando che «leventuale ruolo della Nato si limiterebbe a unazione di sostegno». E, sulla prospettiva che lItalia si riprenda il controllo delle basi, ha risposto piccato: «Il coordinamento funziona bene anche senza un comando unico integrato». Peggio: «Per il momento la Nato non ha alcun ruolo in questa vicenda - ha detto il francese. E in merito alle nostre richieste: «Non ho nulla da rispondere». Insomma, il gelo. E il braccio di ferro proseguirà anche oggi.
Ma la coalizione mostra le prime crepe. Gli Usa infatti ora frenano sulla missione: «Ridurremo presto la nostra partecipazione», annuncia il segretario della Difesa Robert Gates. Intanto la Norvegia, proprio in attesa di chiarimenti sulla questione del comando, ha sospeso la propria partecipazione alla missione. E poi cè il nodo Turchia. È stato il primo ministro turco Erdogan a mettere il dito nella piaga: «La Nato dovrebbe intervenire e assicurare che la Libia appartiene ai libici, non distribuire le sue ricchezza e risorse del sottosuolo a una cerchia ristretta di Paesi».
Critiche a Parigi piovono anche dalla Lega Araba che, confermando il sì alla «no fly zone» sulla Libia, ribadisce che alcune azioni dei francesi sono «eccessive, in particolare se risultasse che hanno provocato vittime civili». Il caso Libia, comunque, per la prima volta fa registrare anche un inedito scontro Putin-Medvedev.
Sarkozy vuol comandare senza Nato Berlusconi: «Ci riprendiamo le basi»
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