Saro, il senatore trasversale a cavallo fra tre gruppi

(...) nella scorsa legislatura Saro - una vita da socialista nella prima Repubblica - era un tranquillo deputato azzurro. Finchè, non condividendo la candidatura della Casa alle regionali friulane, si è messo in proprio, mettendo in piedi una lista fai-da-te anche contro Forza Italia. Subendo gli strali e le promesse di espulsione dal partito azzurro. Ma non uscendo mai dal gruppo di Forza Italia a Montecitorio.
Poi, il capolavoro. In questa legislatura Saro è stato candidato in Liguria nelle liste di Forza Italia. Ma, si badi bene, non come azzurro, ma in quota all’Mpa di Raffaele Lombardo, che però correva anche con suoi uomini nelle liste proporzionali alleata con la Lega. Non avete capito niente? Non preoccupatevi, non sono diminuite le vostre capacità di comprensione. È proprio difficile, ai limiti dell’impossibile.
Per molti, ma non per Saro. Che esce direttamente dalle liste di Forza Italia per iscriversi al gruppo misto di Palazzo Madama. Per la precisione, alla componente che si richiama al Movimento per l’Autonomia di Lombardo. Però, non dimenticando di essere stato eletto in Forza Italia. Tanto che, nella discussione sulla fiducia di Palazzo Madama al governo Prodi, Saro firma un capolavoro: prima interviene in discussione generale facendo registrare sui resoconti «applausi del gruppo di Forza Italia»; poi, a poche manciate di minuti, interviene di nuovo, ma per le dichiarazioni di voto finale riprese in diretta televisiva. Ovviamente, dice pressappoco le stesse cose, duro e puro contro Prodi. Ma, stavolta, gli applausi registrati dallo stenografico sono quelli del «gruppo misto-Movimento per l’Autonomia».
Nell’ultima seduta, la svolta. Il senatore Saro «cessa di appartenere al gruppo misto», e insieme al suo compagno Pistorio, a due della Dc di Rotondi e a sei azzurri costituisce un nuovo gruppo: «Democrazia Cristiana - Indipendenti - Movimento per l’Autonomia». Lui, in realtà, non si è mai mosso. Eppure il mondo parlamentare gli gira vorticosamente attorno.


Sarà anche per questo che il presidente del nuovo gruppo Mauro Cutrufo ha spiegato che Saro e i suoi fratelli si considerano «un riferimento per tutti quegli indipendenti che fino ad oggi non hanno maturato una scelta definitiva, anche per la grande confusione che si respira nello schieramento della maggioranza». Per tutti, un gran sollievo: a differenza che alla Camera, al Senato non ci sono posti preassegnati. Ci si può sedere dove si vuole. Pare che, quando l’ha saputo, Saro fosse raggiante.

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