Saviano scrive agli inglesi e si becca dell’«idiota»

REPLICHE I lettori: «L’articolo? Pura idiozia. Gli elettori sanno farsi un’opinione liberamente e poi decidono alle elezioni»

Saviano scrive agli inglesi e si becca dell’«idiota»

Si chiama inversione a U e di norma - sulle autostrade dell’ideologia - è una manovra vietata. Il cambio drastico di parere è roba quotidiana per le contorte strade statali della politica. Di certo non ce lo si aspetta da uno scrittore idealista come Roberto Saviano, che ha fatto della presa di posizione ferrea e coraggiosa la cifra della sua personalità pubblica. E invece anche lui si è fatto prendere dall’ansia di retromarcia e contraddizione. Mica poteva continuare a dichiarare, come fatto all’Era glaciale della Bignardi, che «in Italia la libertà di stampa c’è». Sennò con che faccia presentarsi poi oggi in piazza per dire il contrario? Meglio affidare a un editoriale apparso su Repubblica e su alcuni giornali stranieri un concetto opposto. Ovvero: in Italia se critichi il governo «avrai la vita distrutta e la carriera stroncata».
L’autore di Gomorra, a una settimana esatta dall’intervista televisiva in cui parlava di «serenità di stampa», ritorna sul tema e si lascia andare. Dipingendo la democrazia in Italia con paragoni disfattisti come quello con il cartello di Calì in Colombia, dove il narcotrafficante Orejuela spiegava: «Sei alleato di qualcuno solo se lo ricatti». Raffinato il parallelismo coi fantomatici ricatti berlusconiani alla stampa. Niente da dire, un bel servizio reso all’Italia, soprattutto nelle versioni pubblicate su El País, Le Figaro, Die Zeit e The Times.
Ma proprio sul sito del quotidiano inglese, dove un «bigino» del suo articolo è stato pubblicato nella sezione dei «columnist», lo scrittore è stato pesantemente criticato dai lettori. Il commento più acido? «This article is pure idiocy». Pura idiozia.
Quel che infastidisce i lettori del Times (alcuni dei quali nostri connazionali) è che dall’articolo emerge una visione degli italiani quali «stupidi». Juma scrive: «La gente è perfettamente in grado di formarsi un’opinione libera e le elezioni diranno se apprezzano o meno Berlusconi. Invece nessuno ha votato Gordon Brown...».
Già, in Inghilterra il premier - recentemente santificato dai giornalisti per aver risposto a chi gli chiedeva conto del suo uso di antidepressivi - non è stato votato, ma è diventato inquilino di Downing Street solo in virtù delle dimissioni di Tony Blair. Cioè: risponde sulle pillole antidepressive, ma è premier per nomina non elettiva. È la democrazia delle risposte. Quella per la quale anche Churchill sarebbe stato severamente crocifisso da Repubblica: «Nessuno gli chiedeva se beveva, ma vinse comunque la guerra», ricorda Magnolia.
In sostanza, il ritratto che Saviano fa dell’Italia come di una Gomorra anti-democratica stona. Frasi come «non si può più pagare il diritto di espressione con la propria anima, il proprio corpo, il proprio sangue» stanno perfettamente tra le pagine di un romanzo. Ma non in quella che viene presentata come un’analisi puntuale della società italiana. «In Italia chiunque può scrivere e dire qualunque cosa - replica Frankie Bolster -. Mi spiace, man, ma la maggioranza degli italiani è contenta di Berlusconi». Sulla stessa lunghezza d’onda Alex P: «Il Times mi può spiegare perché, se gli italiani hanno davvero subìto il lavaggio del cervello dalle tv berlusconiane, nel 2006 hanno votato il centrosinistra dopo cinque anni di governo di destra?».
Insomma, Saviano non conquista i lettori d’Oltremanica. «Ricatti», «critiche ridotte al silenzio», «vite private trascinate nel fango» a causa di un appunto mosso a Berlusconi sono iperboli che lasciano il tempo che trovano. E fa ancora più impressione che a ricorrervi sia un uomo che ha sperimentato sulla sua pelle cosa vuol dire rischiare la vita per quanto scritto sulla camorra. Eppure Saviano fa di tutta l’erba un fascio: Politkovskaja, i reporter uccisi in Sudamerica, le minacce ricevute dai casalesi. E Berlusconi. Maddai.
Lo stesso Berlusconi che possiede la Mondadori, la casa editrice che pubblica i libri dell’autore napoletano. Buon ultimo La bellezza e l’inferno, una raccolta dei suoi articoli per Espresso e Repubblica. Praticamente il colmo della libertà di stampa.

E dunque il dubbio resta: non è che Saviano va in piazza solo perché su Repubblica, che quella manifestazione la cavalca come un pony, ci scrive? Anche perché «con la Mondadori mi sono trovato benissimo, non mi ha mai tolto niente». Saviano dixit, prima dell’inversione a U. Prima che scoprisse che in Inghilterra si va in un altro senso.

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