Cè una parte di Savona che vuole ricordare, cè una parte della città che laltra memoria la vuole riportare in auge. Le parole di Giorgio Napolitano a Genova lo scorso 25 aprile e le sue «aperture» sui crimini della Resistenza, hanno risvegliato gli animi di chi ha sofferto di quel periodo storico o chi semplicemente a leggere una storia scritta con la penna rossa proprio non ci sta.
Così a Savona torna ad accendersi il dibattito sul racconto che «Il Giornale» ha ripreso qualche settimana fa. Giuseppina Ghersi, la ragazzina di 13 anni colpevole, secondo i partigiani di aver scritto un bel tema sul Duce, composto così bene da meritargli i ringraziamenti personali di Mussolini. Nei giorni precedenti alla Liberazione, quella ragazzina venne prelevata alluscita da scuola e sequestrata dai partigiani. La sequestrarono, le versarono della vernice rossa sul capo, fu torturata e stuprata fino a quando non venne condotta nel cimitero di Zinola dove venne uccisa con un colpo di fucile.
Oggi Giuseppina Ghersi non è ricordata come una vittima. Non ha una via che commemora il suo sacrificio né una lapide che ne ricordi il martirio. Oggi quella giovane di 13 anni, colpevole solo di aver scritto un tema a scuola come oggi magari si chiede agli alunni di scriverlo sui valori della Resistenza, è ignorata. Così cè chi adesso tenta di rialzare la testa e chiede che in città, magari proprio a Legino dove la famiglia di quella bambina viveva, venga ricordata la sua memoria. Liniziativa è di Vito Cafueri, consigliere della IV circoscrizione savonese che chiede allassessore comunale ai quartieri Francesco Lirosi listituzione di una lapide a memoria della Ghersi o in alternativa lintitolazione della scuola elementare del quartiere: «Non cè nessuna volontà di creare polemiche sul 25 aprile - precisa Cafueri-, ma semplicemente ha lo scopo di far partecipi ed edotti alla storia savonese di quella giornata del 1945 i cittadini di Fornaci, Legino e Zinola».
Ma la polemica sul ricordo di Giuseppina Ghersi prosegue dopo le dichiarazioni della presidente dellAnpi di Savona Vanna Vaccani Artioli che sulla storia di Giuseppina ha ribadito come «quella ragazza fosse una collaboratrice dei fascisti e la sua fu una semplice esecuzione».
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