Scajola finisce sotto tiro: "Attacchi infondati" Berlusconi respinge le dimissioni: "Vai avanti"

Il ministro smentisce di essere indagato per gli appalti e si difende: "Non mi faccio intimidire, così si danneggia chi lavora per il Paese". Il suo nome nel mirino per 80 assegni ricevuti dall'architetto Zampoliniper l'acquisto di un appartamento. Il premier: "Accuse inconsistenti"

Scajola finisce sotto tiro: "Attacchi infondati" 
Berlusconi respinge le dimissioni: "Vai avanti"

Roma - «Non mi lascio intimidire». Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola finisce coinvolto nell’inchiesta sul G8 dopo che sui giornali finiscono le nuove carte dei pm perugini. In particolare, come anticipato venerdì scorso da questo quotidiano, all’attenzione degli inquirenti c’è un deposito di contanti risalente al 2004, effettuato dall’architetto Angelo Zampolini, uno dei tre per cui i magistrati perugini avevano chiesto l’arresto, insieme all’ex commissario per l’evento dei mondiali di nuoto Claudio Rinaldi e al commercialista di Diego Anemone Stefano Gazzani. Quei soldi, secondo gli investigatori, sarebbero stati poi ritirati sotto forma di 80 assegni circolari e utilizzati per acquistare una casa a Roma «nell’interesse di Claudio Scajola». Il ministro, come detto, si difende. Incassa l’alzata di scudi della maggioranza - e l’invito di Silvio Berlusconi ad andare avanti: «Finirà tutto in una bolla di sapone» - e replica alle accuse a mezzo stampa con una nota: «Registro un attacco infondato e senza spiegazione per una vicenda nella quale non sono indagato, a danno di chi lavora tutti i giorni per difendere, nel suo ruolo, le ragioni e gli interessi del nostro Paese». Quanto alla vicenda in sé, Scajola «per rispetto alla magistratura» spiega di non voler «dire nulla sul merito di quanto apparso sui giornali», ma si dice estraneo a una questione «incomprensibile» e «sconvolgente». Che «colpisce con una violenza senza precedenti il mio privato e la mia famiglia», prosegue il ministro, aggiungendo di non voler «credere che dietro a tutto questo vi siano oscuri manovratori o disegni preordinati». Difesa decisa, accompagnata dall’intenzione di andare avanti: «La mia coscienza è pulita, proseguo con la massima serenità il mio lavoro».

A Scajola arriva la solidarietà di un buon numero di esponenti della maggioranza. Per Ignazio La Russa è vittima di un «incredibile attacco mediatico», mentre Maurizio Gasparri assicura che «sulla sua trasparenza è impossibile nutrire dubbi». Anche Sandro Bondi parla di «incivile gogna mediatica», ma esprimono vicinanza anche Fabrizio Cicchitto, Maurizio Lupi, Gianfranco Rotondi, Maria Vittoria Brambilla e Daniele Capezzone. Se il Pdl è compatto nel difendere il ministro, da parte dell’opposizione arrivano diverse richieste di chiarimento, fino all’esplicito invito a rassegnare immediatamente le dimissioni, targato Italia dei valori. Per Antonio Di Pietro, Scajola dovrebbe infatti lasciare subito la sua poltrona al dicastero dello Sviluppo economico, «affinché da una parte possa difendersi nelle sedi competenti e dall’altra possa evitare di mettere in imbarazzo le istituzioni che rappresenta». Affermazioni a cui replica Capezzone: «Di Pietro non si smentisce, e, anche rispetto a Scajola, ripropone una logica indecente: quella per cui bisogna aggredire gli avversari politici per via giudiziaria, colpendoli nell’immagine, tentando di costringerli a sgombrare il campo, travolgendo la presunzione di innocenza. Il Pd si accoda ancora una volta all’Idv? E Di Pietro pensa di essere ancora un pm? Ma sbagliano i loro conti, se pensano di intimidire un ministro e il Governo», ringhia il portavoce del Pdl. Il Pd, con la capogruppo a Palazzo Madama Anna Finocchiaro, si limita a scrivere al presidente del Senato Renato Schifani, chiedendo «informalmente» di «invitare il ministro Scajola a venire in aula a chiarire i fatti».

Ma è dal premier che Scajola va nel pomeriggio. Forse anche per parlare del decreto, firmato ieri, che semplifica le procedure per le attività di ricerca petrolifera. Verso le 17.30 il ministro arriva a Palazzo Grazioli. Si incontra con Silvio Berlusconi per un rapido faccia a faccia, che dura meno di mezz’ora. Il politico ligure lascia il palazzo di via del Plebiscito senza fare dichiarazioni.

Ma inevitabilmente nel corso della visita si è parlato della vicenda G8. E Berlusconi avrebbe rassicurato Scajola: «Continua così, vai avanti sulla tua strada e non preoccuparti, finirà tutto in una bolla di sapone. Le accuse sono inconsistenti, sono con te».

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