(...) grandi banche e intervenire massicciamente a sostegno delle imprese maggiori per evitarne il fallimento.
In Italia, per fortuna, la situazione è stata meno grave. Da noi non ci sono stati fallimenti di banche, il sistema imprenditoriale ha complessivamente retto, e oggi cominciano a farsi sentire i primi segnali di ripresa e di fiducia, anche tra le piccole imprese, come confermano le recenti indagini di Unioncamere. Ovviamente, le medie nascondono situazioni molto differenziate: ci sono imprese che hanno continuato a fatturare e fare profitti e altre che registrano drammatici cali di fatturato e perdite di bilancio. Soffrono soprattutto molte piccole imprese della subfornitura che hanno meno risorse finanziarie, non hanno garanzie da fornire alle banche e vengono pagate con forti ritardi dalle imprese loro clienti. Lussana chiede se non sia possibile «obbligare» le grandi imprese che ricevono aiuti pubblici a utilizzare come subfornitori le imprese locali, pena la decadenza degli aiuti.
Mi permetto di osservare che il verbo «obbligare» non è applicabile al nostro sistema economico, che si basa sul mercato e sulla libertà d'impresa. Altri sistemi, quelli comunisti ad economia pianificata, «obbligavano» le imprese ad agire secondo le direttive del Governo centrale, e sappiamo come è finita. Ciò non vuol dire che il Governo non possa fare nulla: può sostenere le piccole imprese, per consentire loro di essere competitive e di imporsi nel gioco della concorrenza come subfornitori delle imprese maggiori. È esattamente quello che il Governo Berlusconi sta facendo sin dall'inizio della crisi, con un ventaglio di misure che sintetizzo.
Abbiamo in primo luogo sostenuto il credito attraverso il Fondo di garanzia per le Pmi che è stato rifinanziato ed esteso all'artigianato e al trasporto: nel 2009 il Fondo ha dato risposta a 24 mila imprese, quasi il doppio rispetto al 2008. In Liguria le imprese che hanno beneficiato del Fondo sono state quasi 700 con oltre 100 milioni di crediti garantiti. Abbiamo poi favorito la moratoria dei debiti concesse dalle banche per oltre 5 miliardi alle imprese e concordato con la Cassa Depositi e Prestiti un fondo da 8 miliardi per favorire il credito a medio termine.
Poi abbiamo varato incentivi agli acquisti di beni durevoli, soprattutto automobili: è un errore considerare questi incentivi «aiuti alla Fiat». Essi vanno infatti anche a vantaggio di migliaia di imprese della componentistica, soprattutto piccole e medie, e persino alle autofficine, visto che gli incentivi si sono applicati anche alle trasformazioni di auto da benzina a metano e Gpl, che nel 2009 sono state ben 196 mila.
Abbiamo poi aperto alle piccole imprese (in collaborazione con le grandi, le università e i centri ricerca) i bandi di innovazione industriale che stanno distribuendo 570 milioni di incentivi di cui stanno beneficiando numerose imprese liguri. E infine, nella Legge Sviluppo abbiamo previsto i «contratti di rete d'impresa» con agevolazioni per le piccole imprese che si aggregano per innovare o internazionalizzarsi.
Ci sono molte altre misure specifiche e settoriali, che sarebbe troppo lungo elencare, ma che le piccole imprese conoscono e stanno utilizzando. Come vede, lo sforzo per sostenere il sistema delle Pmi è intenso e costante ed è mirato a rafforzarne la competitività, unica vera garanzia di sopravvivenza e di sviluppo.
*Ministro
allo Sviluppo Economico
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