Scala, mecenate pubblico salva i conti

Scala, mecenate pubblico salva i conti

Salvata in corner. Anche quest'anno, per l'ottavo consecutivo, il Teatro alla Scala chiuderà il bilancio in pareggio. Merito di un'istituzione pubblica che ha versato in zona Cesarini 2,6 milioni. Impossibile al momento conoscere il deus ex machina dell'operazione che ha centrato un duplice obiettivo: pareggiare entrate e uscite e salvare l'integrativo dei lavoratori. L'anno scorso la quadratura dei conti era stata fatta con un contributo straordinario da Roma di un milione di euro per le celebrazioni verdiane, un contributo extra da Palazzo Marino di un milione e il pagamento del 50% dell'integrativo ai lavoratori. Una mossa che oggi non sarebbe possibile: per l'opposizione dei sindacati, Cgil in primis, e del presidente della fondazione, il sindaco Giuliano Pisapia che ha esplicitamente chiesto di non toccare l'integrativo. «Non accetteremo - ripete come un mantra Giancarlo Albori, numero uno della Cgil - che il pareggio di bilancio sia conseguito sulla pelle dei dipendenti». A spegnere sul nascere le polemiche e a rassicurare le maestranze ci ha pensato qualche giorno fa il sovrintendente Stèphane Lissner, con i vertici del teatro, con una lettera in cui dava per centrato l'obiettivo, salvaguardando il pagamento ai dipendenti.
È fissato per le 10,30 di oggi l'incontro tra i sindacati e i vertici sul bilancio. L'operazione nel dettaglio prevede che l'istituzione pubblica versi 2,6 milioni per il restauro della palazzina Verdi, liberando così le risorse accantonate per il restyling, ormai improrogabile. Con un giroconto i 2,6 milioni verrebbero spostate sul deficit, insieme al 1,4 milioni ottenuti dai risparmi sulla gestione. Vecchia storia (lunga 7 anni) quella della palazzina Verdi, l'edificio attiguo al Piermarini lasciato per anni a un rivenditore di tappeti. Senza il retro di via Verdi il teatro è incompleto: lo spazio - come recita il progetto di Mario Botta - permetterebbe di far guadagnare al palco profondità e gestire più spettacoli in contemporanea. È anche una questione economica: l'affitto dello spazio per la biglietteria sotto il metrò costa, così come gli uffici di via Torino. Affitti da 500mila euro l'anno che potrebbero essere risparmiati recuperando la palazzina di proprietà.
Le acque continuano a essere agitate tra le maestranze tanto che potrebbe saltare il Lago dei Cigni in programma per domani, giorno dello sciopero nazionale. Sono solo 50 gli iscritti alla Cub, ma «molto arrabbiati» e se riuscissero a coinvolgere i colleghi potrebbero mettere a rischio il balletto.
Intanto continuano le polemiche per il decreto «Valore Cultura»: in attesa che il sindaco incontri il ministro Bray venerdì sera o sabato mattina - che poi vedrà il governatore della Lombardia Roberto Maroni e i vertici della Scala - i soci privati hanno iniziato ad alzare la voce. Due giorni fa Paolo Scaroni, ad di Eni, tra i soci fondatori dal 1997, si è dichiarato «pronto a rivedere la nostra posizione se ci saranno cambi significativi nella governance». Un socio di peso, Eni, con i suoi 3 milioni di euro l'anno, per un investimento di 40 milioni negli ultimi 10-12. Rincara la dose il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca che definisce «assurdo» escludere i privati dal board.

Il Piermarini «è l'unico teatro italiano con risorse e professionalità capaci di confrontarsi con Royal Opera House o Opera National de Paris e ciò si deve al fatto - spiega Rocca - che i 30 milioni di contributi e sponsorship da privati che sostengono la Scala sono pari a più del doppio della media dei teatri italiani. Il contributo dei diversi soggetti pubblici copre a malapena metà del solo costo fisso dei dipendenti».

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