Politica

La scalata a Rcs nel mirino della Procura

L’immobiliarista romano «impegnato a occultare la partecipazione di terzi nel rastrellamento»

 La scalata a Rcs nel mirino della Procura

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Ora anche Rcs entra nella maxi inchiesta che i Pm stanno conducendo sulle operazioni di acquisizione avviate dall’inverno scorso. Gli inquirenti ritengono che le scalate ad Antonveneta, Bnl e Rcs vedono partecipare i componenti di una stessa cordata. Forse persino con una regia comune. Di sicuro alcuni dei concertisti della banca padovana hanno compiuto rastrellamenti sia su Bnl, sia su Rcs. Insomma, i magistrati ritengono che la scalata sul Corriere della Sera, nominalmente riconducibile all’immobiliarista Stefano Ricucci, debba costituire il terzo fronte investigativo, dopo Bnl-Unipol e Antonveneta-Bpi. A indicarlo senza remore è lo stesso gip Clementina Forleo che nel provvedimento di sequestro del 40 per cento delle azioni di Antonveneta scrive: «Già dal tenore delle prime conversazioni - si legge nel provvedimento - emergeva chiaro che sia nelle operazioni finanziarie concernenti la Antonveneta, sia in quelle concernenti la Bnl e la Rcs venivano concertate ed occultate ulteriori iniziative di "rastrellamento" di azioni di dette società». A iniziare da Rcs. Con Ricucci, ovviamente, personaggio chiave, «impegnato non solo ad occultare il suo coinvolgimento in Antonveneta ma anche a occultare la partecipazione di terzi nel "rastrellamento" in corso di azioni Rcs». Terzi, chi? La Forleo non lo scrive ma offre qualche frammento su possibili finanziamenti nel triangolo tra Fiorani-Ricucci e il costruttore romano Domenico Bonifaci. È il 28 giugno quando Gianpiero Fiorani alle 15.41 riceve una telefonata da Giovanni Consorte «facendo espliciti riferimenti ad operazioni Unipol in ordine a detta "scalata", nonché ad altre manovre del medesimo tipo». Poi «contatta Ricucci con cui vi erano già state conversazioni precedenti nel corso delle quali erano emersi dei problemi con Bonifaci (identificato presumibilmente in Bonifaci Domenico), su alcune date per dei finanziamenti che potevano intaccare equilibri ad assetti patrimoniali delle società del Ricucci stesso. A tal proposito il Fiorani dice all’interlocutore: scusa sono io allora con Bonifaci ho parlato è tutto a posto... va bene lui ha fatto un po’ la mossa del tipo vediamo se c’è da fare adesso un conguaglio no no gli ho detto (incompr.) non se ne parla proprio conguaglio un bel niente la posizione è nata perché mi sono impegnato io ho chiesto io un favore a Stefano di poter differire la cosa di un giorno per motivi nostri di equilibri interni patrimoniali per cui non mi rompere le balle».
Ma le ambizioni di Ricucci vengono ridimensionate. A iniziare da quelle su Antonveneta. Quando il 22 luglio la Consob estende il concerto anche all’immobiliarista romano, esplode. Ce l’ha con chi gli ha fatto preparare una lista propria di consiglieri per la banca padovana. Il suo è un autentico monologo di sfogo: «Continuamo a da’ retta a tutte ’ste cazzate... ma quando no deve seguì ’na strada maestra no? È una... P’annà a Napoli tocca piglia’ l’autostrada del Sole, Roma-Napoli, non è che tocca annà sulla Casilina. No’ eh? Io io vado al manicomio... ma se io avessi rubato, sai uno se de nasconde’... ma che c... io non ho fatto niente. È una roba incredibile, uno non può credere nel progetto della Popolare italiana. Fine... no, dice el concerto e sarà concerto ma che c... me ne frega a me de ’sto concerto o no? Ma che è ’na cosa de penale? Mica me sto a mette’ con dei ladri eh? Mi sto a mette’ insieme a una delle più grandi banche italiane e con altri imprenditori che sono rispettabili,fino a prova contraria no? I Lonati, i Gnutti no?». E poi alle 12.35 con Emilio Gnutti al quale dice: «Adesso è ufficiale, ci hanno fidanzato ufficialmente».
gianluigi.

nuzzi@ilgiornale.it

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