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Lo scandalo dell’asilo che non c’è

Alessia Marani

Un imprenditore che denuncia i suoi aguzzini per amore; un criminale emergente aspirante ospite della casa del Grande Fratello, poi minacce terribili: «Ti espianto gli organi», «rapisco tuo figlio»; quindi, i collegamenti con la malavita napoletana e il clan degli imputati al processo Nicoletti. Ci sono tutti gli elementi per un thriller mozzafiato ambientato nella Roma «scalciante» e violenta di banditi-picchiatori che per soldi e bella vita sono disposti a tutto. Eppure non è finzione. Anzi per una decina di vittime «strozzate» e taglieggiate dalla holding del crimine demolita a suon d’intercettazioni, videoriprese e pedinamenti dagli uomini del Nucleo Operativo dei carabinieri di via In Selci, l’intreccio fatto di soldi, sangue e sesso si era trasformato in un incubo senza fine. Un baratro infernale dal quale sembrava proprio non poterne uscire più. Cinque le persone finite ieri dietro le sbarre al termine dell’operazione «Bunny Sun». Claudio C., 41 anni, detto «il pugile», gestore del solarium con l’effigie del coniglietto in via Militello a Giardinetti, che fungeva da base logistica per la banda; il fratello Fabrizio, detto «Rocco», di 36 anni, e Angelo M., 35 anni, il «Papero», col compito di individuare le vittime, stare loro dietro col fiato sul collo, usare tutti i mezzi (armi comprese) pur di riscuotere i crediti insoluti. Infine, Mario V., 28 anni, il «ragioniere» della «società», quello che si occupava con dei prestanome di attingere a finanziamenti bancari o di aprire conti correnti per ottenere liquidità o riciclare gli introiti, e Michele A., 29 anni, il più intraprendente, titolare di un’azienda d’abbigliamento che acquistava vestiario dalla zona di San Giuseppe Vesuviano (Napoli) - secondo gli inquirenti un’attività di copertura in affari con uomini in odor di camorra -, ma soprattutto perché ieri all’alba i militari l’hanno bloccato mentre era in procinto di presentarsi al casting per la nuova edizione del famoso reality Tv. Come se non bastasse in casa sua sono stati rinvenuti due ovuli per 40 grammi di cocaina. I reati vanno dall’associazione a delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione, all’esercizio abusivo d’attività finanziaria, alla truffa. Tre mesi fa la prima denuncia di una delle vittime ai carabinieri del maggiore Attilio Auricchio. È un imprenditore che dopo anni di prestiti dai «cravattari» (70mila euro il solo debito sugli interessi per il 2005) per amore della nuova compagna decide di liberarsi dalla terribile morsa. Le minacce degli aguzzini, del resto, sono agghiaccianti: «Rapiremo tuo figlio», «prepara la bara», «espianteremo i tuoi organi». La gang che tramite Mario V.

aveva agganci con la famiglia Nicoletti, operante anch’essa nell’area Casilino-Tuscolano-Castelli Romani, forniva prestiti per somme inferiori a 100mila euro in più riprese con un tasso mensile del 10 per cento. «Siamo dovuti intervenire per evitare altri episodi di violenza o sequestri lampo - spiega il colonnello Giovanni Arcangioli -. L’invito a chi si trova in simili situazioni è a rompere il muro d’omertà».

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