C i eravamo tanto odiati. Juve e Milan han vissuto così i mesi successivi alla deflagrazione di «Moggiopoli». Veleni, pregiudizi e rimorsi erano distribuiti in parti uguali sulle rispettive sponde: a Torino sostenevano, senza enfasi, di essere rimasti gli unici a pagare gli effetti più gravi dello scandalo, gelosi della Champions conquistata dai rossoneri; a Milano sinterrogavano sulla convenienza dello sciagurato patto dacciaio con Giraudo e Lucianone, pretesto della teoria di Borrelli, «il sistema Moggi e il contro-sistema Milan». Non mancarono pettegolezzi allarsenico: e più precisamente la notizia secondo cui dietro la campagna di stampa contro il Milan, orchestrata a Torino, ci fosse il tentativo, indiretto, di salvare la Juve («non possono mandare in B Juve e Milan» la spiegazione a cotè). A distanza di sicurezza per quasi dieci mesi, i nuovi vertici della Juve e quelli, intatti, del Milan, hanno preso a ignorarsi amabilmente. Li ha avvicinati nel gennaio scorso il recupero del Trofeo Berlusconi (vinsero i rossoneri e fu, come al solito, il viatico inatteso verso il trionfo di Atene) e più tardi il negoziato sui nuovi diritti tv. Cobolli Gigli si ritrovò quasi naturalmente al fianco di Adriano Galliani, e insieme con Inter, Roma e Napoli, il solito club dei metropolitani.
Sul fronte del calcio-mercato, i contatti furono ridotti allessenziale: scambio di telefonate e nientaltro. La conferma di Dida (patrocinata da Berlusconi) evitò di andare allassalto di Buffon, già pronto al trasloco. Poi il disgelo. E anzi, nelle parole del portierone bianconero, i complimenti più sinceri seguiti allultima conquista dei milanisti. «Vorrei un giorno provare la stessa gioia provata dal Milan ad Atene» il sogno nel cassetto di Buffon. Che può cominciare a prendere forma stasera se la Juventus dovesse mettere sotto il Milan, affaticato, e in partenza per il Giappone. Juve-Milan non è mai stata una sfida banale. Ha orientato i destini dellEuropa e del torneo domestico negli ultimi anni. Vincere a San Siro, contro il Milan, come accadde nel maggio del 2005 a Capello grazie allartiglio di Trezeguet, vuol dire competere per il tricolore. Senza se e senza ma. Risalendo in grande fretta la china che divide larmata di Ranieri da quella di Mancini, nuovo nemico del popolo bianconero.
Uno scandalo fa, Juve e Milan venivano considerate contigue al potere: Galliani governava in Lega, Moggi trafficava al telefono con designatori e arbitri. Adesso sono in cima alla lista delle società danneggiate dal nuovo corso di Collina. Nessun riguardo per loro. Anzi, una serie di clamorosi torti fischiati.
Dopo lo scandalo di nuovo alleati ma contro Collina
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