Scandalo sanità in Puglia, ecco il codice Vendola

Nuove carte top secret dell’ex manager Asl di Bari: nome per nome, i medici raccomandati dal governatore

Scandalo sanità in Puglia,  ecco il codice Vendola

dal nostro inviato a Lecce

Il devastante interrogatorio dell’ex manager Asl di Bari Lea Co­sentino, un tempo fedelissima di Nichi Vendola, si arricchisce di nuovi, incredibili, dettagli.

Nel verbale incentrato sulla ma­la gestione della sanità pugliese da parte del governatore e dei suoi as­sessori, interrogatorio (pubblica­to in parte ieri) rimasto a lungo co­pe­rto da omissis e inviato per cono­scenza a Lecce per i riferimenti ad alcuni magistrati, la Cosentino non si risparmia quando è chiama­ta a snocciolare esempi s­ulle pres­sioni ricevute per promuovere me­dici o dirigenti targati Pd o Sel. Per avere un’idea di come Vendola e compagni di giunta concepiscano la sanità pubblica, basta riportare un altro stralcio di questo interro­gatorio top secret dell’ 8 aprile scor­so. Nomi, fatti, circostanze ogget­to di indagini approfondite che ri­sc­hiano di travolgere l’uomo nuo­vo della politica che a casa sua ave­va aperto le braccia anche al tanto vituperato Don Verzé.

«L’assesso­re (alla Sanità, ndr ) Fiore – dice la Cosentino - mi contestava il fatto che io non espletassi il concorso per la nomina del primario di riani­mazione di Altamura, ma io sape­vo che avrebbe vinto il dottor Milel­la perché uomo di fiducia del pro­fessor Fiore. Subii pressioni a cui comunque non cedetti non rite­nendo di dover espletare con ur­genza questo concorso. Un’altra pressione riguarda la nomina di primario per l’unità operativa complessa di chirurgia toracica del presidio ospedaliero San Pao­lo. Nel 2008 era andato in pensio­ne il professor Campagnano, mol­to bravo e infatti quel presidio an­dava molto bene. Bandimmo il concorso e Vendola mi chiese di procedere velocemente e sponso­rizzò la nomina del dottor Sardelli del policlinico di Foggia, suo ami­co e secondo lui molto bravo: espletai il concorso ma il dottor Sardelli non presentò la domanda confidando di poter essere collo­cato presso il Di Venere in un isti­tuenda unità complessa.

Quando Sardelli appurò tramite France­sco Manna, già capo di gabinetto di Vendola, che l’istituzione del­l’unità di chirurgia complessa del Di Venere non si sarebbe realizza­ta, Vendola mi chiese insistente­mente di riaprire il concorso per consentire al dottor Sardelli di par­teciparvi. Io, a fronte di tali richie­ste e nonostante fosse stata già composta la commissione che non si era ancora riunita, riaprii i termini del concorso, anche se non ero d’accordo, con la scusa di consentire il massimo accesso a tutte le professionalità. Era chiara­mente una forzatura ma Vendola mi disse di farlo perché mi avreb­be tutelata». Alla fine, coinciden­za, per quella pressione e quell’in­tromissione di Vendola a cose fat­te, «vinse il dottor Sardelli» anche perché più titolato.

A un’imposizione ne seguì un’altra. «Sardelli poi mi impose, attraverso Vendola, di fare una ri­strutturazionedel reparto e di do­tar­e il reparto stesso delle attrezza­ture idonee per la funzionalità del­lo stesso».
Quanto all’attuale senatore Pd Alberto Tedesco, all’epoca asses­sore alla Sanità, la manager confes­sa: «Riguardo alla nomina del pro­fe­ssor Acquaviva vi è stata una for­te pressione dell’assessore Tede­sco sia sui tempi dell’espletamen­to del concorso sia sul nome del­l’Acquaviva: quest’ultimo si era candidato in precedenza alle lezio­ni amministrative, non ricordo quali, nella lista del Tedesco, il qua­le sosteneva che Acquaviva fosse ilmigliore». La Cosentino passa poi a parlare del mondo affaristico in­teressato, attraverso la politica, ad allungare le mani sui milioni della sanità pubblica. Sul punto i magi­strati contestano alla manager la famosa intercettazione all’Hotel De Russie di Roma presenti Gianpi Tarantini e l’imprenditore Alberto Intini, vicinissimo a Massi­mo D’Alema. I pm le chiedono se «ha mai sentito parlare Intini e Ta­rantini di ripartizione degli appal­ti »e se la cosa«la coglieva di sorpre­sa ».

Lea Cosentino, sorpresa non lo era affatto: «In quel periodo mi stavo rendendo conto che le cose che mi raccontavano Tarantini, Gero Grassi (parlamentare Pd, ndr) e Loizzo (ex assessore ai Tra­sporti, Pd, ndr) e cioè che vi erano delle consuetudini per cui il politi­co del territorio aveva degli im­prenditori di riferimento e si face­vano pressioni sulle gare di appal­to, erano vere».Sull’incontro al De Russie, precisa, «fui invitata da Ta­rantini, sapevo che partecipava In­tini, ho fatto da agente provocato­re avendo avuto percezione nel corso della mia attività dell’esi­stenza di un sistema che prescin­deva dalla mia volontà e che mi avrebbe potuto soverchiare. Gianpaolo Tarantini mi aveva det­to, infatti, in ciò rafforzando la mia percezione e le mie preoccupazio­ni, che l’appalto delle pulizie e sul­­l’ausiliariato che aveva un valore di 55 milioni di euro circa era stato già oggetto di spartizione fra alcu­ni imprenditori ». Alla gara parteci­pò inizialmente anche un’Ati con Intini, poi escluso e che per rientra­re «minacciava ricorsi» per altri torti subiti. Loizzo le disse che Inti­ni era molto arrabbiato e «mi chie­se di intervenire presso di lui, così lo incontrai al De Russie».

Il governatore tace imbarazza­to. E per una volta non sbaglia vi­sto che il suo ex assessore Tedesco (attuale senatore Pd) rischia di nuovo il carcere essendo stata avanzata richiesta d’arresto a Pa­lazzo Madama e il suo ex numero due in giunta, il dalemiano Frisul­lo, coinvolto nel giro-escort di Ta­rantini, rischia il processo.

Sulla sa­nità privata è prossima una «bom­ba » che nessuna fuga di notizie pro Pd, stavolta, potrà attenuare. È una torbida storia che si incrocia anche con gli inciuci da 50 milioni di euro all’ospedale Miulli di Ac­quaviva. Sta per essere raccontata dalla magistratura. Occorre solo trovare un Narratore.

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