Le scarpe non finiscono mai e la baby sitter è un miraggio

«La gravidanza era a rischio e quindi il costo è stato molto elevato. Per una decina di esami di controllo, tra cui l'amniocentesi, tre morfologiche e le analisi del sangue, e un numero imprecisato di visite specialistiche - nei primi mesi quasi una a settimana - prima del parto abbiamo speso circa tremila euro. Meno male che ora ci troviamo bene con il pediatra convenzionato» raccontano Francesca e Nazzareno Milita, 37 e 41 anni, sposati dal 1999. Lei è addetta stampa per una casa editrice, lui agronomo, vivono in provincia di Latina e sono i genitori di Riccardo, 13 mesi. «Riccardo è primogenito e primo nipote, quindi era molto atteso ed è stato ricoperto di regali. In più, fino a sei mesi ho allattato al seno e per farlo mangiare non ho speso nulla» spiega Francesca. «L'impennata è avvenuta dopo lo svezzamento e il mio ritorno al lavoro: colazione, pranzo, merende e cena significano 15 euro di spesa al giorno e la tata mi costa 7 euro l'ora. Al nido ci andrà dopo i due anni e i nonni da soli non bastano. Un dissanguamento, il 30% del bilancio familiare». La spesa più elevata, le scarpe: «Anche 70 euro al paio. Per passeggini e vestiti invece si può scegliere tra varie fasce di prezzo». Il costo più sofferto, il tempo: «Un bambino è un'invasione barbarica» confessa Francesca.

«Per una donna dovrebbe essere possibile occuparsi solo del proprio figlio almeno per tutto il primo anno di vita e sapere che poi potrà tornare al lavoro». È una vecchia questione. Avere un figlio fa traballare la propria carriera. Tutto quello che hai fatto prima viene cancellato. È un costo che si paga per amore. Ma è un costo.

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