da Roma
Senatore Giovanni Russo Spena, a Rifondazione stavolta non resta che abbozzare.
«Non siamo daccordo e lo ribadiamo. È un fatto gravissimo».
E tra una decina di giorni si vota il rifinanziamento sullAfghanistan. Nel suo gruppo ci sono i «ribelli».
«Già, e una scelta del genere ci fa arrivare al voto sulla missione nel clima peggiore. Non è possibile...».
Proprio non ci vuol credere.
«No, non ci credo. Un errore così grave... Significherebbe un cambiamento della nostra linea di politica internazionale, che ci riporta a essere succubi degli Usa. Disastroso. Una ferita alle basi dellUnione e un appoggio alla politica fallimentare di Bush jr. In nome di unintesa tra Berlusconi, che non è più al governo, e unamministrazione americana che sia avvia a passare la mano...».
Vorrebbe che Prodi ci ripensasse.
«Cè uno spiraglio: nelle stesse parole del premier si fa riferimento a un problema di competenza, a una decisione del Comune...».
La giunta però è daccordo.
«A noi risulta che lo stesso sindaco non se la sentiva di prendere una decisione invisa alla stragrande maggioranza della popolazione...».
Prodi parla di una «decisione locale». A che gioco stanno giocando?
«Cè uno scaricabarile del sindaco e forse pure del premier...».
La via maestra è il referendum?
«Assolutamente sì. Anche se il sindaco ora dice che non vuole farlo, perché i tempi sarebbero troppo stretti. Mi sembra un altro errore gravissimo sul piano democratico».
Come capo dei senatori di Prc aveva sollevato il problema molti mesi fa. Le avevano risposto che non era vero. Qualcuno è in malafede?
«Probabile. Di sicuro cè una sottovalutazione della questione. Ma non centra nulla lo scontro massimalismo-riformismo: laccelerazione deriva solo da uno scontro tra ministri. Mi risulta che il ministro degli Esteri avesse già predisposto un dossier il cui orientamento era per il no allallargamento della base Usa. Così anche il ministro della Difesa...».
E invece?
«Invece, improvvisamente, è entrato in gioco il ministro dellInterno, Giuliano Amato, per il sì. Una presa di posizione di pura collocazione politica, dopo la polemica sullantiamericanismo sollevata da Berlusconi. Credo che ci siano state pressioni fortissime dellambasciata Usa. Tanto che taluni ministri, come Di Pietro, hanno reso dichiarazioni senza neppure sapere bene di che cosa parlassero...».
Uno scacchiere complicato.
«Si capisce che era un gioco concordato, nel quale sono entrati settori del governo. Ma ora si rischia di dover affrontare, come per la Tav, un fronte compatto e trasversale di popolazione contraria alla decisione. Non va sottovalutato il parere della gente, che poi finisce per creare grossi problemi alla politica».
Scenderete in piazza assieme alla popolazione vicentina?
«Senza alcun dubbio. Labbiamo già fatto, e non li abbandoneremo. Saremo con loro. Stavolta poi i comitati locali sono formati da tutte le forze politiche, a cominciare dai leghisti. Tutti contrari al raddoppio della base, che desertificherebbe leconomia dellintera zona, perché non dimentichiamo che poco distante ci sono altre servitù militari, la base di Aviano e quella di Ederle».
Il bello è che nel programma di governo, a pagina 109, avevate promesso di «ridefinire le servitù militari che gravano sui nostri territori». Ora è chiaro che per «ridefinire» sintendeva «ampliare»...
«Tuttaltro.
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