Lo scemo del villaggio

Sylvester Stallone, quel bimbo solo che sognava muscoli e cinema

Da bambino Sylvester Stallone soffrì di rachitismo e balbuzie. Ma alla fine è diventato un'icona del cinema tutto muscoli

Sylvester Stallone - Lo scemo del villaggio

Se mi chiedete chi tra i tanti attori di Hollywood, da ragazzo, mi ha fatto sognare, emozionare, soffrire, tra i miei tanti preferiti, risponderei di certo Sylvester Stallone. Per via di Rocky e Rambo, due personaggi pieni di muscoli, pronti a tutto, senza paura, con quell’incoscienza di chi lotta sempre per il bene, partiti dal basso per poi diventare qualcuno attraverso il duro lavoro, l’impegno e la sofferenza. Ma se pensate che questi siano solo ingredienti di fantasia utilizzati nei film di Stallone, vi sbagliate di grosso: la sua vita reale è stata praticamente la stessa.

Nasce nel 1946 a Hell’s Kitchen, in quegli anni un quartiere pericoloso di New York. Lo chiamano tutti Sly, figlio di un uomo di origini pugliesi che fa il parrucchiere e di una mamma di origini ucraine che fa l’astrologa. La vita di Sylvester Stallone è difficile fin dalla nascita. Durante il parto un errore dei medici gli provoca una paresi facciale del lato sinistro e durante l’adolescenza inizia a soffrire di rachitismo e balbuzie.

Per fortuna arriva lo sport: inizia a praticare la scherma, gioca a football e si allena ogni giorno in palestra e anno dopo anno diventa un ragazzo tutto muscoli. Proprio dallo sport, grazie ai suoi meriti, riceve una borsa di studio che gli permette di frequentare il college e poi l’università. Inizia così a studiare anche recitazione, da sempre una passione per lui.

Sono comunque anni difficili economicamente e si adatta a fare qualsiasi tipo di umile lavoro. Inoltre è una persona molto sola, fino a quando a ventisei anni trova il suo migliore amico, Butkus, un cane. Diventano inseparabili. Entrambi magri, soli, vivono in una catapecchia sopra la fermata della metropolitana.

È il periodo in cui Stallone impara il mestiere dello sceneggiatore, ma le cose non vanno bene e dopo un po’ di tempo è costretto a vendere il cane per soli quaranta dollari, per potersi permettere di comprarsi del cibo. Succede però un miracolo: la sua sceneggiatura “Rocky”, scritta in soli tre giorni, viene venduta a due produttori cinematografici durante un provino per circa trecentosessantamila dollari. Immediatamente ricompra il suo cane per quindicimila dollari.

La sua carriera prende il volo: nel 1982 inizia a interpretare anche John Rambo, che diventa, come Rocky, un’icona del cinema americano.

All’età di settant’anni, dopo una carriera meravigliosa, dichiara:

La mia vita è fatta per il novantasei per cento di fallimenti e per il quattro per cento di successi.

Anche questa volta abbiamo conosciuto un uomo che da “scemo del villaggio” e diventato “genio del mondo”.

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