È di scena la «JuniOrchestra»: la carica dei 110 «enfant prodige»

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È di scena la «JuniOrchestra»:  la carica dei 110 «enfant prodige»

Ariela Piattelli

Mozart, Schubert, Rossini e Mendelssohn prima di essere consegnati alla storia della musica, sono stati dei veri e propri enfant prodige. E proprio in questi giorni in cui si celebra l’anniversario della nascita di Mozart viene inaugurata la felice iniziativa dell’Accademia di Santa Cecilia, la JuniOrchestra. «Arruolati» in questo progetto 110 ragazzi dai 4 ai 17 anni che studiano musica privatamente o nei conservatori, diretti dai maestri Antonio Pantaneschi e Simone Genuini, sino al grande saggio-concerto nella Sala Santa Cecilia, previsto per il 12 giugno, in cui eseguiranno l’ouverture di Rossini La gazza ladra. E questi ragazzi, innamorati della musica, partono per l’impresa con una capacità di suonare propria di musicisti già avviati: «Ho scoperto l’amore per la musica all’età di 4 anni - racconta la piccola violinista Lia Sabatini -. Guardando la tv mi sono accorta che mi sarebbe piaciuto suonare il violino. Ho avuto già esperienze con altre due orchestre. Alle selezioni per la JuniOrchestra ho suonato la Giga di Bach e sono stata scelta. Sono ancora piccola ed ho molto da imparare».
Certamente la strada è lunga, come dice con spensieratezza la piccola Lia, ma ad ascoltare questi giovanissimi suonare si resta stupefatti. Il più piccolo componente dell’orchestra, per ironia della sorte, si chiama Sebastian e suona anche lui il violino. Poi c’è Aron, che a soli 9 anni, con il suo clarinetto esegue con sapiente intensità musiche di Mozart. Una buona parte dell’orchestra è composta da figli d’arte.

Con questi grandi talenti, e con un progetto che punta a valorizzare la formazione musicale (che in Italia ha una lunga e gloriosa tradizione), la JuniOrchestra sembra aver già vinto la sua scommessa: dare spazio ai giovani, promuovere il loro inserimento nel professionismo musicale, e, chissà, coltivare futuri grandi musicisti. Sono già disponibili borse di studio per alcuni partecipanti, perché spesso le famiglie dei ragazzi che si avventurano nel mondo della musica non possono fronteggiare le spese di formazione.

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