RomaNo, il triangolo no!, ma eccoli i tre sorcini a danzare la rumba più spericolata di questa lunga estate della politica nostrana. «Vorrei che tu e Lapo ed io», ha intonato il Pier allindirizzo di Gianfranco. E Lapo va inteso come Francesco, non il fratello del figlioccio e allievo di Montezemolo che saffanna a smentire ogni intenzione di «scendere in campo» alimentando così, invece di sopire, le immarcescibili illusioni del solito Grande Centro spruzzato di tecnocrazia.
Ma in attesa del gioco dei quattro cantoni fermiamoci allattuale triangolo. A Casini che inebriato dalle acque di Chianciano accoglie Fini sul palco dellUdc e lo invita, «prendiamoci per mano e creiamo un paese normale». A Fini che ritrova lamico e nobilmente gli riconosce di fare unopposizione «di grande responsabilità», tenendo «come stella polare linteresse nazionale». A Rutelli anchegli a Chianciano che interrogato se finirà con lunirsi a Casini e Fini risponde con un accattivante «si vedrà», spiegando che «bisogna unire le forze che ragionano e vogliono lavorare per risolvere i problemi del nostro paese». È un gran fiorir di complimenti e speranze, buoni sentimenti e vecchi merletti. Il triangolo delle terme.
Vedi la forza diuretica di quelle acque salutari? Dun colpo hanno dimenticato tutto il male che si son detti e fatto sino al mese scorso, la prospettiva della resurrezione ha sanato ogni ferita. Ma come dimenticare, gli amorosi scambi tra Fini e Casini? Quando il primo saltò sul predellino di San Babila mollando lamico (col quale rimproverava a Berlusconi desser giunto «alle comiche finali») soffiandogli il delfinato. «Lunica persona della quale non voglio più parlare è Fini», disse Casini. E quando Fini proclamava che «è inutile votare Udc, la scelta è fra il Pdl e il Pd», laltro lo fulminava: «È alla frutta». Maggio scorso, mica un anno fa. Fini aspirava alla presidenza della Camera e Casini lo impallinava: «Poverino, è un replicante».
E il Fini-Rutelli? Marzo 2006, Porta a Porta. Fini: «Sei un barzellettiere». Rutelli: «Stoccafisso». Fini: «Piacione». Sino allaprile scorso, quando Fini ha liquidato Rutelli in corsa per il Campidoglio: «È una minestra riscaldata, una salma politica». Pure Rutelli e Casini, non si son risparmiati: il primo che nel 2007 gli si negava, «no al Grande Centro», laltro che ribatteva, «ti illudi se pensi che lasceremo Berlusconi». E ancora questanno, Rutelli che disdegna, «non me ne vado certo per iscrivermi al partito di Casini che poi si allea col Pd», e Casini che pur implorato gli nega il sostegno dellUdc nel ballottaggio.
Sono diversi dite, al grande centro o al centrino son loro i primi a non crederci, li unisce soltanto la necessità di restare a galla e sopravvivere al Cavaliere nero? A parte che se quello resiste in questa valle di lacrime come Mike Bongiorno - lo avete sentito, nellelogio funebre - rischiano di schiattare per consunzione, non dimenticate che un cemento forte li unisce. Hanno in comune una cosa che Berlusconi nemmeno se la sogna. Quello il «vecchio» e loro il «giovane» che avanza? Ma se stanno in pista da oltre un quarto di secolo, hanno attraversato indenni la prima e la seconda repubblica corazzandosi anche per la terza! Non devessere un caso che siano entrati in Parlamento nello stesso anno, il 1983. Da 26 anni soffrono e soffrono.
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