da Milano
Il progressivo deteriorarsi dei rapporti tra Stati Uniti e Iran era stato alla base del forte rialzo dei prezzi petroliferi, fino al picco record di 75 dollari in aprile. E così ora, grazie ad alcuni segnali di allentamento della tensione tra i due Paesi, le quotazioni del greggio stanno rapidamente ripiegando sotto quota 70 dollari il barile. Ieri a New York i future hanno chiuso in calo dello 0,6% a 69,75 dollari, mentre a Londra il Brent è scivolato fino a 69,06 per poi risalire a 69,33 dollari (meno 2,28%).
Le vendite sono scattate dopo che il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha scritto una lettera a George Bush con proposte per uscire dalla crisi. Il calo delle tensioni geopolitiche ha determinato anche un ridimensionamento delle quotazioni delloro che ha terminato la seduta in discesa di 4,40 dollari a 679,90 dollari loncia, per la prima volta da sette sedute. Il mercato sembra invece aver accolto senza alcuna reazione la notizia che in Nigeria i ribelli del Delta hanno annunciato un cessate il fuoco di tre mesi e la disponibilità a negoziare con le autorità di Abuja.
LOpec ha intanto fatto sapere di non avere gli strumenti per incidere sulle quotazioni del petrolio, in quanto il mercato risente dei timori legati alla capacità di raffinazione e alla instabilità politica. A dichiararlo è stato il ministro dellEnergia venezuelano, Rafael Ramirez, in una intervista alla tv di Stato: «Cè poco che possiamo fare ora sui prezzi - ha detto - che si manterranno in crescita».
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