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Schifani: «Accordo su cosa? Non c’è nulla da approvare»

Il presidente di Fi in Senato: «Fino a ieri queste regole piacevano anche all’Unione»

Schifani: «Accordo su cosa? Non c’è nulla da approvare»

da Roma

Se il capogruppo dell’Ulivo Anna Finocchiaro immagina un imminente «stallo» del Senato e chiede di rivedere l’organizzazione dei lavori dell’Aula per evitare il «pantano», Renato Schifani sembra vederla in modo diametralmente opposto. Non tanto perché si dice contrario a rimettere mano alla stesura del calendario, quanto perché è convinto che non ci sia «nulla su cui lavorare». Letteralmente, visto che - racconta il presidente dei senatori di Forza Italia - «all’ultima capigruppo ci siamo trovati il calendario dei lavori completamente vuoto per mancanza di proposte per l’Aula».
In che senso?
«Nel senso che la scorsa legislatura si litigava per mettere in discussione questo o quel provvedimento del governo, mentre oggi siamo davanti al nulla. Le faccio un esempio emblematico?».
Prego.
«Per evitare l’Aula del Senato, dove come è noto i numeri sono risicatissimi, il governo affida tutta la produzione legislativa a pochissimi decreti legge o a maxiprovvedimenti come la Finanziaria. Al punto che nel maxiemendamento alla manovra sono riusciti a inserire di soppiatto i due terzi del disegno di legge Bersani sull’energia che già stavamo discutendo in commissione Industria. Peraltro, quei pochi decreti su cui abbiamo votato arrivano dalla Camera solo qualche settimana prima della scadenza, così che non ci sia alcuna possibilità di modifica e il testo resti blindato».
Ma allora perché la proposta della Finocchiaro?
«Per cercare di alleviare i problemi della maggioranza. L’obiettivo non è certo una semplificazione organica e razionale del lavoro - peraltro decisa nella scorsa legislatura d’intesa tra maggioranza e opposizione - ma rispondere alle sue necessità. La Finocchiaro, infatti, chiede che si voti solo in alcuni giorni così che sia più facile precettare i parlamentari e blindare la maggioranza. Un discorso che vale soprattutto per i senatori eletti all’estero, che con il passare del tempo trovano sempre più difficoltà».
Quali sono i prossimi provvedimenti che arriveranno in Aula?
«Prima l’Afghanistan e poi i Dico, questi ultimi grazie all’intuito di Cesare Salvi che ha evitato che la Camera se ne appropriasse mettendoli già a gennaio all’ordine del giorno della commissione Giustizia».
A proposito dei Dico, crede che alla fine anche i laici di Forza Italia voteranno contro?
«Guardi, c’è stato già un precedente a inizio legislatura, quando alcuni senatori hanno preferito non partecipare al voto sulla mozione Mussi. Poi, quando si sono resi conto dell’impatto politico del loro voto si sono quasi tutti pentiti. Berlusconi fa bene a lasciare libertà di scelta, ma credo che questa volta prevarrà il ragionamento politico sul merito del voto».
La Finocchiaro dice che se l’Unione non sarà autosufficiente sull’Afghanistan non è un dramma, visto che anche la Lega non votò la Carta Ue.


«Una cosa è non rispettare un impegno di politica estera già preso, altra è il voto su un processo di formazione di una Costituzione che non era nel nostro programma di governo».

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