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Schröder rischia di perdere l’ultimo bastione

I sondaggi prevedono la sconfitta della coalizione rosso-verde ma il cancelliere esclude dimissioni

Salvo Mazzolini

da Berlino

Nel partito del Cancelliere Schröder il nervosismo è palpabile. Oggi si vota nella Vestfalia-Renania del nord che non è un land come tanti altri ma molto di più. È il land più popoloso della Germania, il cuore del Paese, il motore dell’economia tedesca, dove si trovano le acciaierie dei Krupp e dei Thyssen, il bacino industriale della Ruhr, la Bayer e quasi un terzo delle imprese che producono il made in Germany. Non solo. È un bastione rosso, da 39 anni governato dai socialdemocratici, il partito del Cancelliere. Ed è l'unico land dove ancora sopravvive una coalizione rossoverde, la stessa al potere a Berlino.
Se Schröder perde anche qui, dopo la serie di sconfitte regionali e locali subita negli ultimi tempi, per il suo partito e la sua coalizione sarebbe un disastro, un'anticipazione di ciò che potrebbe succedere alle politiche fra un anno. Gli istituti demoscopici, anche quelli solitamente compiacenti con il Cancelliere, danno tutti per scontata una sconfitta dei socialdemocratici indietro di sette punti rispetto ai loro avversari, i cristianodemocratici della Cdu per i quali una vittoria non significherebbe solo un ritorno al potere nel land ma un grosso passo avanti nella riconquista della Cancelleria a Berlino.
Se stasera le previsioni saranno confermate, inevitabilmente l'opposizione rilancerà la richiesta di elezioni anticipate. Ma Schröder ha già messo le mani avanti. Anche in caso di sconfitta non si dimetterà perché, ha detto, il mandato ricevuto dagli elettori alle ultime elezioni politiche è di governare per 4 anni e non fino al voto nella Vestfalia-Renania del nord. Difficile dargli torto. Quasi certamente, però, ci sarà un rimpasto per rilanciare l'azione governativa. A rischio sarebbero i ministri delle Finanze, Eichel, e dell'Economia, Clement. Il primo è accusato di scarsa creatività nella quadratura dei conti pubblici, il secondo pagherebbe il mancato successo delle riforme economiche. Nel tentativo di invertire la tendenza negativa, Schröder si è impegnato direttamente nella campagna elettorale riproponendo il suo argomento tradizionale: il Paese ha bisogno di cambiamenti profondi che comportano sacrifici, quindi è bene che a farli sia la sinistra, più vicina della destra alle classi deboli.
Ma è un ragionamento che, a giudicare dai sondaggi, non sembra convincere la maggioranza dei 13 milioni di elettori chiamati alle urne, più attenti alla realtà del land che alle promesse. E la realtà del land è carica di dati inquietanti. La Vestfalia-Renania del nord, il land di Düsseldorf e di Colonia, ha ancora il Pil più alto della Germania ma il reddito pro capite è sceso al 4° posto a causa della crisi nei settori siderurgico e minerario.

E la disoccupazione, che colpisce le classi più deboli, il tradizionale elettorato di sinistra, è oltre il 12% mentre negli altri länder occidentali è sotto il 9%.

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