La scienza tifa per lo sporco: "Basta docce, fanno male"

L'ultima follia: l'acqua riduce le difese, meglio gli odori molesti, sono naturali. E nel delirio politicamente corretto la Francia cancella le sigarette dai libri

La scienza tifa per lo sporco: 
"Basta docce, fanno male"

Questa storia puzza. Ci vogliono togliere il sapone, lo shampoo, il bagnoschiuma, il deodorante. L’acqua, pure. Un gruppo di scienziati americani ha appena prodotto l’ultima ricerca: la doccia fa male. Non metaforicamente ma fisicamente, non idealmente ma realmente: dicono che più pulito sei, più malattie ti prendi. Le difese immunitarie s’abbassano, i batteri t’aggrediscono, il morbo ti agguanta. Esci dalla doccia e sei fregato: pulito e infelice, profumato e cagionevole. Puzza, eccome se puzza. Perché la scienza si avvolge nei numeri, si nasconde dietro le formule, ma alla fine adesso vuole raccontarci che gli sporcaccioni alla fine vivono meglio, che il lerciume è la medicina contro la debolezza del corpo. Finiranno per dirci che il vaccino contro l’influenza A non funziona, molto meglio una settimana con gli stessi vestiti. Biancheria, camicia, pantaloni. Prendete vostro figlio, non lavatelo e vedrete che sarà forte. La sozzura come ricostituente, la schifezza come stile di vita salutare e salutista. La deriva della scienza che si fa notizia quotidiana è un mondo di gente che si compiacerà della propria propensione a un igiene precaria. Li vedi già il compagno di banco e il vicino di scrivania orgoglioso della propria scarsa confidenza con l’acqua: «Sai stamattina non ho fatto la doccia perché non voglio mica ammalarmi». Perché lui l’avrà letta la ricerca, anzi se l’è attaccata dietro la postazione, l’ha stampata e distribuita a tutti gli altri colleghi d’ufficio. Sarà fiero di aver capito prima dei capoccioni americani che certe cose fanno più male che bene, che quelli che si lavano normalmente in realtà sono degli sfigati che non hanno capito molto della vita. Vincerà lui, vinceranno loro. Perché il mondo è pieno di gente così. Solo che adesso piacciono quasi a nessuno, mentre tra un po’ avranno il sigillo di qualche rivista scientifica pronta a pubblicare questa ricerca come la scoperta dell’anno: «Non fate la doccia, è per la vostra salute».
E tu, povero essere umano normale che invece la mattina hai il piacere di un getto d’acqua bollente, di un sapone profumato, di uno shampoo che ti lascia i capelli puliti, sarai il ghettizzato, il povero perdente di un’umanità che avrà come nuovo mito lo stile puzzoso. Arriverà una pubblicità progresso, prima o poi: «Non lavarti, fallo per te stesso». Maledetta scienza, a volte. Perché non pensa ai temi più alti, alle grandi cose, alle ricerche che cambiano il mondo? Questa lo potrebbe fare, in peggio. Perché bisogna vedere se è meglio essere un po’ più cagionevoli, ma puliti oppure sporchi, ma un po’ più forti. Allora la scienza guardi altro, che è meglio. Perché se scende sulla terra rischia di danneggiare anni di educazione all’igiene personale e collettiva, che non avranno reso il mondo profumato, ma almeno forse l’hanno reso un po’ meno unto. Il problema è l’alibi: se concedi la possibilità di giustificarsi a uno che non si lava, è finita. È la legittimazione del maleodorante, che una volta veniva allontanato, adesso sarà il nuovo guru di riferimento: avrà l’onore dei radical chic che compreranno prodotti in grado di lavarti puzzando. Un bagnoschiuma al bergamotto scaduto, un sapone alla patata andata a male. Più puzzi più sei figo.
Come con la storia dello sciacquone. Quella dell’ex sindaco di Londra che se ne uscì con la geniale idea di chiedere ai suoi cittadini di non scaricare quando vanno a fare pipì: «Per non consumare l’acqua, il bene più prezioso dell’umanità». Seguì dibattito e proposta mondiale di seguire l’esempio di Ken il rosso. Poi, grazie al cielo, è arrivato Boris Johnson, l’ha battuto alle elezioni e ha ripermesso ai londinesi e a chi non vede l’ora di imitarli, di tirare lo sciacquone a ogni pipì. Nel frattempo avevamo già saputo che la doccia era un potenziale nemico. Però dicevano almeno questo: «Troppe docce non fanno bene alla pelle». Cioè se ti lavi come Leonardo Di Caprio in The Aviator sei un matto che squama la sua epidermide. Ora esagerano: non c’entrano più le esasperazioni, ma la normalità. «Chi si lava si espone al 30% in più di rischi di contrarre malattie». Perché arrivano i micobatteri e tutti sanno che i micobatteri sono terribili: legionella, tifo, altre infezioni varie.
Il mondo alla rovescia, la banalità capovolta: per essere sani dovremo essere lerci. Perché lavarsi è politicamente scorretto. Diventerà come fumare, bere, eccedere, non dormire, mangiare troppo. Gli sozzoni saranno i giusti, gli altri gli sbagliati. Finirà che nei libri racconteranno con fierezza la storia di uno sporcaccione che vince contro tutti, perché chi si lava andrà incontro alla pandemia delle pandemie: quella della pulizia. Il paradosso è che profumare sarà una puzza e il cattivo odore sarà un aroma. Il rovescio della realtà, il contrario della normalità. Cancelleranno tutti i riferimenti a saponi, bagnoschiuma, deodoranti esattamente come hanno fatto i francesi adesso che nel delirio del salutismo hanno sospeso la pubblicazione del libro dell’ex presidente Jacques Chirac perché in copertina c’era lui con la sigaretta tra le mani. Ecco a chi si laverà toccherà lo stesso destino.

Sarà costretto ad avere una stanza dedicata al ristorante e in ufficio. Ci sarà un cartello: «Sala profumati». Il prossimo ghetto. L’ultima isola dei ribelli, dei normali, dei non conformisti. Dei puliti in un mondo di sporcaccioni.

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