Universo, a 190 anni luce da noi esistono tre pianeti simili alla Terra

Lo Spazio non smette mai di stupire, una recente scoperta ha stravolto ogni convinzione: esistono tre mondi illuminati da due Soli

Immagine di Mario Sucerquia-University of Grenoble Alpes
Immagine di Mario Sucerquia-University of Grenoble Alpes
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Lo studio dello Spazio non manca mai di portare a scoperte sensazionali, alcuni capaci di superare ogni logica; a 190 anni luce dalla Terra, si trova infatti un sistema binario composto da due nane rosse chiamato TOI-2267 che ha dell'incredibile. Esso è infatti composto da due stelle che orbitano molto vicine, e ospitano tre pianeti: per la precisione, due sono collegati a una stella, e uno all'altra. Qualcosa che nessuno riteneva possibile.

Il sistema TOI-2267 si trova nella costellazione di Cefeo, a una certa distanza da noi. A scoprirlo è stato un team internazionale di scienziati e il risultato del lavoro è stato pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics. L'esistenza di questo sistema tanto particolare ha messo in discussione tante convinzioni. "La nostra analisi mostra una disposizione planetaria unica: due pianeti transitano attorno a una stella, e il terzo transita attorno alla sua stella compagna", ha spiegato Sebastián Zúñiga-Fernández, ricercatore e membro del gruppo ExoTIC presso l'università di Liegi (ULiège). "Questo rende TOI-2267 il primo sistema binario noto a ospitare pianeti in transito attorno a entrambe le sue stelle".

Le stelle "sorelle" di TOI-2267 orbitano l'una attorno all'altra in una configurazione serrata. L'ambiente gravitazionale che viene a crearsi è instabile, non dovrebbe consentire la formazione di pianeti, invece ne sono stati individuati ben tre. Inoltre, i corpi celesti hanno una struttura rocciosa, e delle dimesioni molto simili alla Terra. "La nostra scoperta infrange diversi record, in quanto si tratta della coppia di stelle con pianeti più compatta e fredda conosciuta, ed è anche la prima in cui sono stati registrati pianeti in transito attorno a entrambe le componenti", ha affermato Francisco J. Pozuelos, ricercatore presso l'Instituto de Astrofísica de Andalucía (IAA-CSIC) e corresponsabile dello studio.

Gli astronomi di ULiège e IAA-CSIC hanno individuato i pianeti grazie al software di rilevamento SHERLOCK. Maggiori dati sono stati poi forniti dal telescopio spaziale TESS della NASA. Le ricerche sono poi proseguite con l'uso dei telescopi SPECULOOS e TRAPPIST.

"Questo sistema è un vero e proprio laboratorio naturale per

comprendere come i pianeti rocciosi possano emergere e sopravvivere in condizioni dinamiche estreme, dove in precedenza pensavamo che la loro stabilità sarebbe stata compromessa", ha commentato Zúñiga-Fernández, entusiasta.

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