Il telescopio spaziale James Webb, sempre lui, la superstar dei telescopi spaziali, ha osservato la più antica e lontana esplosione stellare mai rilevata, una supernova avvenuta quando l’Universo aveva circa 730 milioni di anni, cioè poco più del cinque per cento della sua età attuale. Una supernova, per chi non lo sapesse, è l’esplosione di una stella, la fase finale della vita di una stella, che rilascia in pochissimo tempo un’enorme quantità di energia, e per un breve periodo è più luminosa di un’intera galassia. Una così lontana del tempo, però, non l’avevamo mai vista. In termini pratici, stiamo guardando un evento accaduto oltre 13 miliardi di anni fa, in un’epoca in cui le prime galassie stavano appena prendendo forma.
Tutto inizia il 14 marzo 2025, quando viene rilevato un lampo di raggi gamma (classificato come GRB 250314A, non ricordatevi questa cifra, non è un codice sconto e non ricorre nelle conversazioni). I gamma ray burst sono tra gli eventi più energetici dell’Universo e, nel caso dei cosiddetti “GRB lunghi”, quasi sempre legati al collasso di stelle molto massicce, stelle che terminano la loro vita esplodendo, appunto, in una supernova. Il lampo gamma è stato intercettato dai satelliti SVOM e Swift, che hanno fornito una prima localizzazione dell’evento.
A quel punto sono entrati in gioco i telescopi terrestri e dopo il James Webb Space Telescope. Il quale non solo ha confermato la presenza della supernova, è riuscito anche a osservare la galassia ospite, «un risultato non banale», come diceva il mio caro amico grande astrofisico Nanni Bignami che purtroppo non c’è più (c’è ancora Geminga, la stella di neutroni da lui scoperta, chiamata così sia perché nella costellazione dei gemelli, ma anche per un’altra ragione geniale: tutto gli dicevano che quella stella di neutroni non c’era, e in milanese “gh’è minga” significa non c’è, ma questa è un’altra storia).
La misura chiave è il redshift, pari a circa z = 7,3. Per chi non ha familiarità con il termine, il redshift indica quanto la luce di un oggetto lontano è stata “spostata” verso il rosso dall’espansione dell’Universo: più è alto, più stiamo guardando indietro nel tempo. Un redshift di questo valore corrisponde appunto a un’epoca di circa 730 milioni di anni dopo il Big Bang.
Tra l’altro prima di questa osservazione, la supernova più lontana mai identificata direttamente risaliva a circa 1,8 miliardi di anni dopo il Big Bang. Qui si torna indietro di oltre un miliardo di anni, in piena era della reionizzazione, il periodo in cui le prime stelle e galassie hanno iniziato a ionizzare il gas intergalattico, rendendo l’Universo trasparente alla luce.
Dal punto di vista fisico, l’evento è compatibile con una supernova da collasso del nucleo, il tipo di esplosione che segna la fine di una stella molto massiccia. Aspetto interessantissimo dell’osservazione: nonostante l’Universo fosse giovanissimo, le caratteristiche osservate sono sorprendentemente simili a quelle delle supernove moderne, e questo suggerisce che i meccanismi fondamentali con cui le stelle massicce nascono, evolvono e esplodono erano già operativi molto presto, senza bisogno di condizioni “esotiche” o di una fisica diversa da quella che conosciamo oggi.
Le implicazioni sono importanti. La scoperta conferma che stelle massicce si formavano e morivano rapidamente nelle prime centinaia di milioni di anni dell’Universo, contribuendo all’arricchimento chimico del cosmo e probabilmente giocando un ruolo chiave nella reionizzazione. Inoltre dimostra che Webb può fare qualcosa che prima era quasi impossibile: osservare direttamente eventi transitori, come le supernove, nell’Universo primordiale, e non solo galassie statiche o ammassi di luce indistinta.
I risultati (se volete approfondire) sono stati pubblicati su Astronomy & Astrophysics Letters da un team internazionale guidato da Andrew Levan (Università di Radboud e Warwick) e sono stati diffusi attraverso i canali ufficiali NASA, ESA e CSA.
Insomma, signore mie, abbiamo osservato, per la prima volta, una stella che esplodeva nell’infanzia dell’Universo, una bambina di settecento milioni di anni che è esplosa tredici miliardi di anni fa. Altro che Baby Boomer.