Roma - La notizia buona, è che 116 senatori e 300 deputati non hanno maturato il diritto alla pensione: son quelli alla prima legislatura, che essendo abortita prima dei fatidici due anni sei mesi e un giorno fissati come minimo dalla riforma interna del ’97, non consentono la contribuzione volontaria per completare i cinque anni canonici. La notizia cattiva invece, è che lo scioglimento anticipato anticipa anche l’esborso del vitalizio a molti parlamentari che il 14 aprile resteranno a casa: l’aggravio di spesa è stimato in 24 milioni, con una lievitazione che supera il 10 per cento.
Torniamo alla prima notizia. Buona sì, ma quanto? In realtà lorsignori non ci rimettono più di tanto, e il contribuente non è che ingrassi. Perché gli altri 529 non di primo pelo, questi 20 mesi di contributi mica li perdono, vanno ad alzare comunque la pensione quando verrà. Volete poi che tutti i 416 pivelli finiscano trombati? Via, almeno la metà sarà di ritorno, ritrovandosi quei 20 mesi nel tesoretto contributivo. Credete infine che resti all’asciutto l’altra metà rimasta fuori? Tranquilli, a ciascuno saranno restituiti i contributi versati, ovviamente con gli interessi di legge.
Ecco, ora siete pronti a digerire anche quei 24 milioni (48 miliardi delle vecchie lire) da spendere in più quest’anno per i prossimi neo pensionati, 16 nel bilancio del Senato e 8 in quello della Camera. Sono cifre di stima, approssimate perché sino al 16 aprile non si può sapere con sicurezza quanti sono gli esclusi e gli eletti nel nuovo Parlamento. Le fonti del Senato assicurano che questo aumento di spesa «sarà coperto coi fondi di riserva», senza chiedere altri soldi al Tesoro: va be’, sempre soldi del contribuente, sono. Perché così tanti? Perché si prevede un ricambio del 50%, come nelle più recenti legislature, e i senatori essendo più anziani dei deputati, hanno maggiori probabilità di incassare sin da maggio la pensione. Alla Camera, stimano che i nuovi beneficiari di pensione saranno un centinaio.
Sì, l’ultima riforma interna varata l’anno scorso stabilisce che con la prossima legislatura, le new entry matureranno il diritto alla pensione soltanto se non ci sarà scioglimento anticipato, nemmeno a quattro anni, sei mesi e un giorno. Finalmente poi, si è vietato il cumulo tra pensione parlamentare e cariche istituzionali, elettive e di nomina governativa, nello Stato, nelle regioni e negli enti locali. Oddio, solo per le cariche assunte dal 1° gennaio 2008: chi era sindaco o governatore da prima, continua a cumulare per via dei diritti quesiti, ma meglio di niente... Meglio di niente è anche che i parlamentari eletti per la prima volta due anni fa, potranno incassare la pensione soltanto al compimento dei 60 anni. Ma quel che suona come un privilegio insostenibile, un affronto al popolo sovrano, è che bastano 5 anni di contribuzione per aver diritto ad una pensione di 3.108,58 euro mensili lordi, e in caso di morte la vedova ha il 60% del vitalizio. Dall’Inps, se hai soltanto 10 anni di contributi non vedi un centesimo di pensione; e se provi a chiedere almeno il rimborso di quel che hai versato tu, non il datore di lavoro, ti ridono in faccia.
Per consolarvi ancora, chiudiamo con delle chicche.
Il pensionato più giovane: Giuseppe Gambale, 44 anni il 6 aprile prossimo. Ha fatto quattro legislature col Pci-Pds-Ds, dunque secondo il regolamento del ’94 ogni anno in Parlamento gli ha abbassato l’età pensionabile. Ora è ovviamente del Pd, e cumula il vitalizio con l’indennità di assessore comunale a Napoli.
Il più vecchio: Giuseppe Alessi, 102 anni compiuti il 29 ottobre scorso. Ha fatto con la Dc la IV e la V legislatura, ed è stato anche presidente della regione Sicilia.
Quello più fulminante: Pietro Craveri, senatore radicale per mezza giornata. S’è dimesso nella seduta inaugurale, il 9 luglio ’87, per favorire la «rotazione radicale».
Ha versato i contributi volontari, ed incassa il vitalizio minimo.I benefit: Viaggi in treno rimborsati dalla Camera di appartenenza, carnet di biglietti aerei gratuiti in rapporto alle legislature svolte, carta di libero transito sulle autostrade nazionali.
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