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«Sciogliere il partito? Impossibile» Tremonti capogruppo alla Camera
da Roma
I telefoni di Palazzo Grazioli e dei vertici di Forza Italia squillano senza sosta per tutta la mattina. Allaltro capo del telefono, dal Piemonte alla Sicilia, ci sono dirigenti locali e neoeletti che chiedono notizie sulla salute del partito. Il motivo dellagitazione sta in un retroscena pubblicato dal Messaggero nel quale si ipotizza che Silvio Berlusconi sia «pronto a consegnare le chiavi di via dellUmiltà e a sciogliere Forza Italia appena raggiunto laccordo per la sua elezione al Quirinale». Ipotesi evidentemente non troppo peregrina, visto lalto numero di «azzurri» che decide di dargli credito. Così, poco prima di pranzo, è una nota ufficiale di Palazzo Chigi a sgombrare il campo da ogni dubbio. «Forza Italia - spiega il premier - è e resterà nel tempo il primo partito e assoluto baluardo della democrazia e della libertà in Italia. Ogni diversa ipotesi è inaccettabile, assolutamente scorretta e totalmente irrealistica». Insomma, quanto letto sul Messaggero, sintetizza Berlusconi, è «demenziale».
In verità, non è poi così illogico ipotizzare per Forza Italia il rischio di un lento processo di disgregazione nel caso in cui Berlusconi dovesse davvero arrivare al Quirinale. Che il primo partito italiano si identifichi con la figura del suo leader, infatti, non è certo una novità. Ed è chiaro che se davvero il Cavaliere salisse al Colle, per ovvi motivi di opportunità non potrebbe che dismettere i panni di presidente di Forza Italia. Al momento, però, siamo ancora nel campo dellimperscrutabile. Di certo, il dialogo con lUnione è aperto e sono in pochi a credere che Berlusconi possa accontentarsi della presidenza di una delle due Camere visto laltissimo potere dinterdizione che avrà la Casa delle libertà al Senato. Della partita, è ovvio, farà parte anche la casella del Quirinale. Ma che possa andare davvero al Cavaliere è tutto da vedere.
Così, mentre le trattative procedono, Berlusconi non perde affatto di vista Forza Italia. Allinterno della quale continuerà ad avere un ruolo di sempre maggior rilievo Giulio Tremonti, vicepresidente del partito e già indicato dal premier come il probabile capogruppo alla Camera. E incontrando i giovani del Motore azzurro per gli auguri di Pasqua, Berlusconi ribadisce con forza di non avere nessuna intenzione di «disperdere quel patrimonio che è Forza Italia». «Il 50 per cento degli italiani è con noi, dobbiamo andare avanti», dice ai ragazzi riuniti nel parlamentino di Palazzo Grazioli. E li invita a «rimboccarsi le maniche» in vista della tornata amministrativa di maggio, una sorta di banco di prova della tenuta post-elezioni della Casa delle libertà. E, soprattutto, un appuntamento in cui poter dare a Romano Prodi già una prima e ben assestata spallata. È chiaro, infatti, che qualora non dovesse andare a buon fine la trattativa in corso con lUnione lopposizione di Berlusconi alla maggioranza di centrosinistra sarebbe dura e senza sconti. E proprio a Prodi, citando il titolo di copertina dellEspresso («Prodino»), avrebbe riservato una delle sue battute durante lincontro con i giovani: «Avete visto? Certo, se anche loro lo chiamano così...».
I telefoni di Palazzo Grazioli e dei vertici di Forza Italia squillano senza sosta per tutta la mattina. Allaltro capo del telefono, dal Piemonte alla Sicilia, ci sono dirigenti locali e neoeletti che chiedono notizie sulla salute del partito. Il motivo dellagitazione sta in un retroscena pubblicato dal Messaggero nel quale si ipotizza che Silvio Berlusconi sia «pronto a consegnare le chiavi di via dellUmiltà e a sciogliere Forza Italia appena raggiunto laccordo per la sua elezione al Quirinale». Ipotesi evidentemente non troppo peregrina, visto lalto numero di «azzurri» che decide di dargli credito. Così, poco prima di pranzo, è una nota ufficiale di Palazzo Chigi a sgombrare il campo da ogni dubbio. «Forza Italia - spiega il premier - è e resterà nel tempo il primo partito e assoluto baluardo della democrazia e della libertà in Italia. Ogni diversa ipotesi è inaccettabile, assolutamente scorretta e totalmente irrealistica». Insomma, quanto letto sul Messaggero, sintetizza Berlusconi, è «demenziale».
In verità, non è poi così illogico ipotizzare per Forza Italia il rischio di un lento processo di disgregazione nel caso in cui Berlusconi dovesse davvero arrivare al Quirinale. Che il primo partito italiano si identifichi con la figura del suo leader, infatti, non è certo una novità. Ed è chiaro che se davvero il Cavaliere salisse al Colle, per ovvi motivi di opportunità non potrebbe che dismettere i panni di presidente di Forza Italia. Al momento, però, siamo ancora nel campo dellimperscrutabile. Di certo, il dialogo con lUnione è aperto e sono in pochi a credere che Berlusconi possa accontentarsi della presidenza di una delle due Camere visto laltissimo potere dinterdizione che avrà la Casa delle libertà al Senato. Della partita, è ovvio, farà parte anche la casella del Quirinale. Ma che possa andare davvero al Cavaliere è tutto da vedere.
Così, mentre le trattative procedono, Berlusconi non perde affatto di vista Forza Italia. Allinterno della quale continuerà ad avere un ruolo di sempre maggior rilievo Giulio Tremonti, vicepresidente del partito e già indicato dal premier come il probabile capogruppo alla Camera. E incontrando i giovani del Motore azzurro per gli auguri di Pasqua, Berlusconi ribadisce con forza di non avere nessuna intenzione di «disperdere quel patrimonio che è Forza Italia». «Il 50 per cento degli italiani è con noi, dobbiamo andare avanti», dice ai ragazzi riuniti nel parlamentino di Palazzo Grazioli. E li invita a «rimboccarsi le maniche» in vista della tornata amministrativa di maggio, una sorta di banco di prova della tenuta post-elezioni della Casa delle libertà. E, soprattutto, un appuntamento in cui poter dare a Romano Prodi già una prima e ben assestata spallata. È chiaro, infatti, che qualora non dovesse andare a buon fine la trattativa in corso con lUnione lopposizione di Berlusconi alla maggioranza di centrosinistra sarebbe dura e senza sconti. E proprio a Prodi, citando il titolo di copertina dellEspresso («Prodino»), avrebbe riservato una delle sue battute durante lincontro con i giovani: «Avete visto? Certo, se anche loro lo chiamano così...».
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