«È la sconfitta delle ideologie e il successo delle coscienze»

Andrea Tornielli

da Roma

«Ha vinto la coscienza!». Non nasconde la sua soddisfazione il vescovo Rino Fischella, rettore della pontificia università Lateranense e «cappellano» di Montecitorio, stretto collaboratore del cardinale Ruini. Il prelato, uno dei protagonisti della campagna di sensibilizzazione in difesa della legge 40, si trova negli Stati Uniti, ma è attaccato al telefono per seguire gli ultimi dati sul quorum.
Allora, è soddisfatto?
«Ha vinto la coscienza dei cittadini che hanno compreso che in gioco c’erano dei temi fondamentali. Non si è dato credito all’ideologia di un piccolo gruppo di persone. Le coscienze non hanno ceduto ai ricatti emotivi o alle violenze verbali: gli italiani hanno ascoltato le considerazioni razionali e le argomentazioni che la Chiesa, insieme ad alcune personalità del mondo laico, ha presentato».
La discesa in campo della Cei è stata considerata un’«ingerenza». Come risponde?
«Come pastori abbiamo la responsabilità di illuminare le coscienze dei credenti, aiutarle ad essere critiche verso chi crea facili illusioni e speranze. Purtroppo, me lo lasci dire, c’è stata troppa tendenziosità, sono state dette troppe falsità...».
È stato giusto che i vescovi si spingessero fino all’indicazione concreta dell’astensione?
«Il nostro è stato un impegno culturale di alto livello ed era inevitabile dare un’indicazione concreta. Molti cittadini, credenti e no, ci hanno ascoltato e questo conferma che la Chiesa risulta credibile perché difende la vita e la dignità dell’uomo, non i suoi interessi particolari».
Come risponde a quanti hanno definito l’appello al non voto una «furbata»?
«Bisogna finirla col considerare l’astensione come un’opzione corretta quando fa comodo e una furbata quando sono altri a proporla. Questo Paese non è diviso tra intelligenti che credono nel progresso e nella scienza da una parte, e oscurantisti dall’altra. Gli italiani si informano, ascoltano e poi decidono. Noi rispettiamo la legge e le istituzioni del Paese in cui ci troviamo: l’istituto referendario prevede anche l’astensione, visto che fissa un quorum per la validità della consultazione. Non abbiamo fatto un invito all’indifferenza, né abbiamo dato un segnale diseducativo. Abbiamo invece dato delle ragioni per difendere la legge 40».
Ammetterà che ci sono stati cattolici, anche illustri, che si sono espressi per il voto...
«Rispetto ogni scelta che è stata fatta, chiedo che altrettanto avvenga per la scelta nostra. Rispetto tutti coloro che hanno votato. Aggiungo soltanto che il cattolico che è andato a votare “sì” credo abbia una coscienza cattolica confusa: su questi princìpi fondamentali l’impegno del credente non dovrebbe essere in contraddizione con la dottrina morale della Chiesa».
Quali conseguenze avrà questo referendum?
«Una maggiore presa di coscienza che il Paese non segue la minoranza che ha proposto il referendum. Tranne qualche rarissima eccezione, che ha subito conquistato le prime pagine dei giornali, le forze che in Parlamento avevano votato la legge 40 hanno voluto difenderla e hanno sponsorizzato l’astensione. Certo, è triste vedere che partiti che avevano una matrice culturale di impegno sociale hanno buttato alle ortiche questo loro passato sposando l’ideologia radicale e libertaria...».
C’è dunque un’«intellighenzia» che non sa interpretare la realtà del Paese?
«Per favore, non usiamo questo termine! Ho già detto che non c’è da una parte un gruppo di intelligenti che credono nel progresso e nella scienza, e dall’altra gli oscurantisti sprovveduti e ignoranti. Non mi si dirà che le attrici che si sono spese per la campagna del “sì” rappresentino l’“intellighenzia” del Paese. Il fatto è che su questioni così importanti non possono decidere le attrici o certi studiosi troppo interessati. Il popolo non li ha seguiti».
Si aspettava questo esito?
«Avendo girato per tutta l’Italia mi aspettavo una vittoria della nostra posizione. Il popolo italiano è lungimirante e intelligente, vuole costruire il suo futuro su fondamenti etici e morali non soggetti ad alcun arbitrio».
Qualche analista ha commentato: gli italiani hanno scelto di non decidere...


«Spiace vedere che ancora una volta, davanti a dati oggettivi si fanno letture ideologiche. La gente ha scelto con responsabilità. La nostra proposta è stata ascoltata anche grazie al profondo senso civico e religioso che anima il popolo italiano: radici che nessuno può scuotere dalla nostra coscienza».

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