Elezioni Amministrative 2010

La sconfitta di Emma, tradita dal fuoco amico

Voleva vincere facile ma è stata boicottata da mezzo Pd. E alla fine lei ringrazia l'avversaria: auguri

La sconfitta di Emma, tradita dal fuoco amico

Roma - Sembrava una vittoria a tavolino, al massimo una gara con l’avversario azzoppato. La decisione dei giudici di escludere il simbolo del Pdl a Roma, a detta dei più, avrebbe spianato la strada all’esponente radicale più famosa dopo Marco Pannella. Invece, quella del Lazio, è diventata la sconfitta più cocente per il centrosinistra. E anche la conferma di quella maledizione tutta personale che Emma Bonino ha ben presente e sintetizza nella supplica: «Amatemi un po’ meno e votatemi un po’ di più».

L’Appello ha funzionato, nel senso che di voti Bonino ne ha presi tanti. Ma non abbastanza per battere Polverini. E anche questa «battaglia si è conclusa con una sconfitta, sancita dalla telefonata di rito all’avversaria. E da una lamentela altrettanto di rito: «Non sfugge l’occupazione da parte del premier di tutti gli spazi possibili e immaginabili. A questo un Paese normale dovrebbe saper rimedio».
Che qualcosa non stesse andando per il verso giusto si era capito già ieri nel tardo pomeriggio. Mentre i dati parziali la davano in vantaggio, Bonino lasciava la sede del comitato elettorale di Trastevere annunciando una «nottata lunga». Scelta sospetta e controtendenza, che spiazzava sostenitori e giornalisti. Qualche scongiuro da parte dei sostenitori anche quando, con una scelta dei tempi un po’ sospetta, cioè prima che uscissero proiezioni attendibili, Pannella convocava una conferenza stampa per dire: «Speriamo che ce l’abbiamo fatta, così potrebbe aprirsi una nuova fase, anche dura. Ma, soprattutto per Emma, se così non fosse, dovremmo andare tutti in vacanza alle Bahamas».
In vacanza, ora che ha perso, Bonino potrà dedicarsi a tirare le somme. Potrà fare la conta degli amici e dei nemici. Un’operazione di intelligence, perché, ufficialmente, tutti l’hanno sostenuta, ma poi lei ha perso.

Qualche supporter si è perso per la via. Primi indiziati i cattolici rimasti nel Pd. Messa da parte la Binetti, tra i democratici sono rimasti ancora elettori che facevano riferimento ai teodem. Allergici all’aborto e alle battaglie radicali. Pannella ieri, prima dei dati definitivi, assicurava che «il mondo cattolico è stato con noi e non con il Vaticano che, in questo momento, ha altri guai». Facile invece immaginare che alcuni di loro siano stati tentati dal voto disgiunto: una croce sul simbolo del Pd e l’altra sul nome di Polverini. Altri potrebbero avere scelto l’astensione, che nel Lazio e a Roma è stata più consistente che altrove. Le analisi sui flussi elettorali ce lo diranno. Nessun dubbio, invece, sull’appoggio di Pier Luigi Bersani e dei bersaniani laziali. Il segretario del Pd ha fatto subito da sponda alla autocandidatura della ex commissaria europea. Si è speso per convincere chi nel Pd avrebbe preferito soluzioni meno problematiche. Per sostenerla è arrivato a riconosciuto l’identità politica e culturale dei radicali. In sostanza gli ha dato la garanzia che i tentativi di assorbirli nel Pd sono finiti. Pannella lo ha ringraziato anche ieri: «Con Bersani è finita l’epoca di scegliere di eliminare i Radicali e relegarli nella clandestinità».

Ora ci sono le condizioni per «organizzare una grande area democratica», ha auspicato Pannella che ieri non aveva l’aria di uno sconfitto. Nella conta i veltroniani possono essere inseriti tra i supporter, anche se un po’ tiepidi. Massimo D’Alema, invece, è finito più volte nei retroscena della candidatura radicale del Lazio come possibile nemico interno. Accuse difficili da provare, ma che troveranno sicuramente sponde nelle fasi che seguiranno.
Resta il fatto che la Bonino rimane la candidata delle sfide che suscitano entusiasmo, ma poi falliscono. Ci fu la battaglia per il Quirinale.

Tanto fuori dai riti e in grado di raccogliere simpatie quanto impraticabile. Poi quella più fondata per la guida dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. In quel caso il sostegno era vastissimo, almeno in Italia. Silvio Berlusconi si spese in prima persona, ma alla fine Bonino perse. Andò meglio quando fu nominata commissario europeo ai diritti civili, consumatori e alla pesca. Sempre con il sostegno di Berlusconi.

Difficilmente questa volta Bonino potrà incolpare qualcuno, se non degli alleati poco affidabili.

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