Lo scenario è quello di Mayfair, il quartiere chic di Londra dove si trova la nostra ambasciata. Ma la polemica è tutta italiana. L’ipotesi di una Banca d’Italia restìa a fornire comunicazioni minuziose sull’andamento del credito ai prefetti, secondo le indicazioni del governo, induce Giulio Tremonti - in Inghilterra per la riunione dei ministri finanziari del G20 - a parlare con i giornalisti. «Molto presto faremo gli osservatori su banche e imprese, e ci sarà un grandissimo impegno dei prefetti», spiega. Quindi spara una bordata sulla vigilanza bancaria: «Se i controllati hanno la Ferrari, i controllori non possono avere la bicicletta; se gli operatori sono sistemici, siano essi banche o finanziarie, anche la vigilanza deve essere sistemica. Io - dice il ministro dell’Economia - la darei tutta alla Banca centrale europea». Togliendola, evidentemente, a palazzo Koch.
Dopo mesi di frizioni, più o meno sottotraccia, fra ministro e governatore, le divergenze sembrano sul punto di esplodere. Le micce accese sono più d’una: le analisi profondamente diverse sui nuovi schemi regolatori bancari e finanziari, il fastidio per alcuni interventi pubblici dei vertici Bankitalia sugli effetti della crisi, lo stesso ruolo di Mario Draghi come presidente del Financial Stability Forum, l’organismo internazionale incaricato dal G7 di assemblare le nuove regole bancarie e finanziarie internazionali. Un ruolo che spinge il Financial Times a inserire il governatore nella lista dei 50 uomini che possono tirare fuori il mondo dalla crisi.
Più d’una volta le scintille si sono avvicinate al livello di guardia. Stavolta le sirene d’allarme sembrano pronte. Ma a tardo pomeriggio giunge da via Nazionale una nota di precisazione che sembra confezionata proprio per stemperare le asperità. Bankitalia si dice pronta a prestare la «massima disponibilità alle esigenze informative delle Prefetture, fornendo dati aggregati e analisi sull’andamento del credito a livello locale». La nota interna di cui hanno parlato i giornali, spiega ancora Bankitalia, ha lo scopo di fornire alle filiali locali dell’istituto «chiarimenti e indicazioni operative in merito alle numerose richieste di dati e informazioni concernenti il credito bancario inviate dalle Prefetture». Richieste che talvolta sono state indirizzate alle filiali di Bankitalia, altre volte alle singole banche.
Ma la stessa precisazione rimarca un punto essenziale: i dati forniti alle Prefetture saranno «aggregati», dunque non banca per banca. Gli istituti di credito già forniscono le cifre a Bankitalia, che evidentemente non ha alcuna intenzione di vedersi affiancata da altre autorità di supervisione e vigilanza. Le stesse banche, del resto, hanno sempre contestato l’iniziativa del Tesoro sulle commissioni prefettizie. «Mi sembra una picconata alla Banca d’Italia un po’ eccessiva - commenta difatti l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera -; la proposta ha bisogno di un ulteriore approfondimento, noi siamo un po’ preoccupati, ma anche pronti - aggiunge - a dare la massima collaborazione a chi verrà incaricato da governo e Parlamento di svolgere questo ruolo». Mentre sul ricorso ai T-bond, Passera ha detto che Intesa ne parlerà «al consiglio del 20». Ed Emma Marcegaglia chiede che sul credito vanga data la parola anche agli imprenditori: «Il ruolo dei prefetti è importante - osserva - ma altrettanto importante che ci sia anche un ruolo attivo del sistema imprenditoriale. Siamo sempre stati a favore dei T-bond e ora bisogna che le banche accettino di emetterli».
La controversia Tremonti-Draghi non resta confinata nel mondo dell’economia e della finanza, ma si allarga alla politica. Umberto Bossi precisa: fra i due serve un accordo. È giusto attivare i controlli sul credito «ma non con i prefetti: non tutti i prefetti capiscono di economia - dice il leader della Lega Nord - , gli imprenditori si fidano di più delle loro associazioni. Bene i controlli in prefettura, ma non del prefetto». Apocalittico, invece, il segretario del Pd Dario Franceschini, che lancia l’allarme sull’indipendenza della Banca d’Italia.
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