Diego Pistacchi
da Genova
A Genova ci sono quattordici adolescenti, poco più che bambine, che hanno paura dellascensore. Hanno paura del portone di casa. Hanno paura della luce del giorno e della lampadina accesa nella tromba delle scale. Quattordici ragazzine che tremano se vedono un casco nero da motociclista, un giubbotto scuro e un uomo che le segue mentre rientrano a casa. Le vittime del maniaco dellascensore crescono ogni giorno di più. Non è più psicosi, ormai. A Genova lincubo si vive a occhi aperti, nel primo pomeriggio. Al rientro da scuola. Il bruto fa sempre tutto allo stesso modo, ma non dà riferimenti, da otto mesi terrorizza unintera città, da ponente a levante senza seguire una mappa o una logica.
Di uguale ci sono sempre le urla di bambine innocenti, tutte tra gli 11 e i 15 anni. E quella visiera scura che non lascia vedere gli occhi del maniaco. Lui segue le ragazzine che scendono dallautobus o che salutano lamica che le accompagna fino al portone. Aspetta che aprano e si sentano al sicuro. Poi entra con loro, se riesce si infila nellascensore, altrimenti agisce nellandrone, come ha fatto ancora venerdì pomeriggio con una tredicenne. Il resto dipende dalla capacità di reazione della vittima, dal passaggio che cè nella via, da una porta che cigola provvidenziale e si apre sul ballatoio del primo piano. Sempre, comunque, quando è troppo tardi per evitare uno choc incancellabile dalle menti delle giovanissime vittime. A volte, in tempo per evitare che le conseguenze dellaggressione siano irrimediabili.
I genitori genovesi però non vivono di statistiche e di referti medici più o meno consolanti. Vogliono che il maniaco sia catturato. La pensano come la nuova legge, perché la violenza sessuale è già consumata nel momento in cui il casco nero incrocia gli occhi di una ragazzina nel portone. Senza contare che carabinieri e polizia danno atto di quattordici aggressioni in otto mesi, ma solo perché quattordici volte in otto mesi storie come queste sono apparse sui giornali, sfruttando qualche crepa nella consegna del silenzio imposta alle forze dellordine. Però i casi potrebbero essere molti di più. E se non ci fosse qualche particolare che non torna, altri tre episodi recenti farebbero già salire il conto delle vittime a diciassette. Risalendo indietro negli anni, fino al 1996, si può trovare unaltra violenza. Sempre in un ascensore, sempre ai danni di unadolescente. Nel quartiere di Marassi, a pochi isolati dal quartiere chic di Castelletto, dove venerdì si è verificata lultima aggressione. Le cronache di nove anni fa registravano altri episodi analoghi a breve distanza di tempo. Ma, soprattutto, nessun arresto.
Come oggi. Le indagini sono sempre in corso. Ai ragazzi nelle scuole viene raccomandata prudenza, la prevenzione rischia di essere ancora larma migliore. Anzi, lunica. Eppure a Genova il maniaco agisce senza timori, quasi sfidando polizia e carabinieri. Che non hanno un identikit del bruto con il casco al posto del volto. Ma che avrebbero già il suo dna. Una delle vittime è riuscita ferirlo. Ha tirato fuori le chiavi, ha reagito, lo ha colpito probabilmente alle mani. E qualche goccia di sangue è rimasta sullintonaco del portone.
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