Ma Scopelliti si fida dei pm: «Liste vietate agli indagati»

Liste vietate ai chi è in odore di mafia, con tanti saluti al garantismo. La decisione del Pdl Calabria era nell’aria da qualche giorno. Dopo i fatti di Rosarno e l’attentato alla Procura generale il coordinatore del Popolo della libertà Giuseppe Scopelliti, candidato governatore alle prossime Regionali del 28 e 29 marzo, l’aveva promesso ai suoi: «Serve una svolta, un segnale». Le accuse lanciate dalla parlamentare Pdl Angela Napoli ad Annozero dieci giorni fa («Ci sono capibastone pronti alla transumanza nelle nostre liste») non è passato sotto silenzio.
La proposta Scopelliti è stata messa nero su bianco e approvata del vicecoordinatore vicario Antonio Gentile e dal coordinamento venerdì notte: «Tra i motivi ostativi di carattere giudiziario che impediranno l candidatura c’è anche la condanna, anche non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione e a quanti fossero semplicemente indagati per mafia e reati associativi».
«È un segnale chiaro che abbiamo mandato anche ai nostri avversari Idv, Pd e Udc chiedendo che aderiscano alla nostra linea sulle candidature - dice al Giornale Scopelliti - abbiamo scelto un criterio di moralità e di rinnovamento». Pur di evitare il solito pantano del voto di scambio il centrodestra ha deciso di infilare la testa nella ghigliottina delle liste scritte sotto dettatura dai pm, ma senza sottovalutare il rischio di un tintinnar di manette in piena campagna elettorale: «Pur nel rispetto assoluto del garantismo e della presunzione d’innocenza e riservando comunque alla politica il diritto di scelta - prosegue il candidato Pdl alla Regione - abbiamo deciso che nelle nostre liste non ci sarà spazio per quanti hanno problemi giudiziari. È la linea della chiarezza e della fermezza». A chi parla di «scelta in controtendenza», Scopelliti risponde che il codice etico per il Pdl Calabria era stato recentemente invocato anche da uno dei coordinatori nazionali Pdl, Sandro Bondi, proprio sulle colonne del Giornale: «Non è un atto di subordinazione della politica alla magistratura - tiene a sottolineare Scopelliti - ma un modo concreto per segnare la differenza con il recente passato che, ribadisco, non vìola, in alcun modo, i doveri di garantismo e di rispetto della presunzione di innocenza cui tutti siamo chiamati a rispondere».
All’appello lanciato da Scopelliti («Ora il Pd faccia altrettanto») è arrivato un timido «nì». Il segretario del Pd Carlo Guccione si è subito vantato di averlo già adottato: «Il Pd si impegna a non candidare, a ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito, coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato emesso il rinvio al giudizio, una misura cautelare, condanna anche non definitiva per mafia eccetera».

Peccato che il governatore uscente (e a un passo dalla riconferma, a meno di accordi last minute) Agazio Loiero, solo per fare un esempio, sia sotto inchiesta per due procedimenti diversi. E che nel Pd sia in ottima compagnia...
felice.manti@ilgiornale.it

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