Cronaca locale

Alla scoperta dell’atomo e del cosmo

Gioia Locati

Al museo per un viaggio nell’invisibile. Nessuna fantascienza: qui si entra nell’atomo, la galleria è lunga e stretta, i rumori assordanti. Siamo in un acceleratore di particelle che corrono, corrono. Poi si schiantano contro un bersaglio.
È un filmato 3D ma nella galleria ci si entra davvero. Spiega per filo e per segno la scienziata dell’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare), interrogata dal suo bambino: «È qui che lavoro, vedi? Entriamo insieme nella cosa più piccola che esista. Senti il rumore? Sono le particelle che si urtano una con l’altra, da questa energia si produce nuova materia».
La simulazione «Dentro l’atomo» fa parte di una sezione della mostra interattiva «I microscopi della fisica. Dai quark all’universo: gli strumenti per osservare l’invisibile», da oggi al 6 novembre al Museo della scienza e della tecnologia. L’esposizione è promossa dall’Istituto nazionale di fisica nucleare e dal Museo in occasione dell’anno mondiale della fisica. Con i suoi filmati, le sue simulazioni al computer e le postazioni interattive la mostra è adatta ai ragazzi dai 10 anni in su, anche se l’argomento - la fisica nucleare - è piuttosto tosto. C’è la possibilità di entrare nelle stelle, il nostro sole ad esempio, e di capire dal cuore di una sorprendente ricostruzione, cos’è che sprigiona calore e quanto ne serve agli abitanti della terra per vivere. Il modello tridimensionale di una stella introduce alla sezione universo, qui si scopre cos’è successo durante il Big Bang, ci si sente vicini all’origine del mondo: le particelle elementari che formano i corpi celesti si sono formate miliardi di anni fa al momento del Big Bang e sono le stesse che oggi danno vita a tutta la materia conosciuta. L’infinitamente piccolo, l’atomo, ha molto da dirci anche sull’evoluzione dell’universo.
Non solo. Si possono ammirare alcuni oggetti «storici» che hanno segnato le tappe della fisica, parti di acceleratori e di rivelatori come quelli usati dal Nobel Carlo Rubbia che provengono dal Cern (organizzazione europea di ricerche nucleari). E da ultimo la sezione «Non solo fisica» ossia la parte dedicata alle applicazioni delle grandi scoperte. In medicina, come nell’arte o nell’informatica. «È la più affascinante - ha commentato Francesca Olivini, referente scientifico del Museo - perché dimostra che la fisica è al servizio della nostra vita. Penso alla Tac, lo strumento impiegato per diagnosticare le malattie, nasce da un oggetto che era stato costruito per studiare le particelle che compongono l’atomo.

O agli apparecchi capaci di testare l’autenticità di un reperto artistico».

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