Gianandrea Zagato
Linfelicità depressiva non fa ridere. Colpisce un italiano su due. Evidente quindi che circola pure per le strade di Milano, che è nostra quotidiana vicina di tram e anche di scrivania dufficio. Non stupisce, dunque, il sondaggio di Riza: rivista diretta dallo psicoterapeuta Raffaele Morelli che allombra della Madonnina misura quanto non si è felici.
Per la cronaca, sette abitanti su dieci si sentono tristi e la colpa, dicono, è della città. Risultato non impossibile per chi, trecentosessantacinque giorni meno quelli spesi in ferie e fuori città per i weekend, vive davanti a un computer, si muove nel traffico dellora di punta, fa a pugni in coda per pagare le bollette di luce-gas-telefono e, magari, si ritrova pure a bestemmiare (da solo) contro il caro casa. Insomma, ci viene da ridere: sarebbe preoccupante esattamente il contrario. Nessuna novità quindi, storia vecchia come i soldi che non fanno la felicità e che, comunque, vale sempre un titolo in cronaca. Ma, attenzione, quando Riza rivela che tra i luoghi simbolo dellinfelicità meneghina cè piazza Duomo, be, forse, non fa più sorridere il sondaggio del professore che, abitualmente, non risparmia vagonate di saggezza televisiva per aiutarci, dice lui, a sentirci meglio.
«Stupefacente» chiosa il vicesindaco Riccardo De Corato, che per far rivivere piazza Duomo ha impegnato due mandati amministrativi: «È lesatto contrario del cinquecentesimo sondaggio sui milanesi che vedono piazza Duomo come il simbolo della città aperta al mondo. Non faccio ironia sul valore di questo o di quel sondaggio. Lunica, vera risposta su Milano e sullamministrazione non la dà certo Morelli ma i cittadini alle urne: appuntamento tra otto mesi e senza tristezza».
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