nostro inviato a Bari
Chissà se Massimo DAlema si è pentito dellintervista-boomerang concessa a Lucia Annunziata, quella della «scossa». Era il 14 giugno, la domenica tra il primo e il secondo turno delle elezioni amministrative. Allora di pranzo, davanti alle telecamere di Raitre, il profeta coi baffi vaticinò: «Lopposizione sia pronta in caso di scosse, momenti di conflitto, difficoltà imprevedibili. Il capo del nostro governo è un leader dimezzato». Tre giorni dopo, Patrizia DAddario sul Corriere della Sera faceva scoppiare lo scandalo delle prostitute al soldo dellimprenditore Giampaolo Tarantini.
Conosceva tutto, lex premier: sapeva delle ragazze portate a casa di Silvio Berlusconi, ma soprattutto delle altre inchieste, quelle sulla sanità pugliese, sulla giunta Vendola, sui finanziamenti illeciti ai partiti della sinistra, sulle donnine offerte a uomini di spicco del Pd barese. Scelse una strategia dattacco: alzare il polverone sul Cavaliere per distogliere lattenzione dal resto. Per un po il giochino gli è riuscito. Ora gli sta crollando addosso, sotto il peso di accuse di inusitata gravità: corruzione, concussione, abuso dufficio, voto di scambio, finanziamento illecito ai partiti, truffa, associazione per delinquere e favoreggiamento di associazioni mafiose. Mezzo codice penale.
Sta emergendo tutto un po alla volta, un pezzettino dopo laltro, tessere di un puzzle che faticano a farsi largo. Prima si scopre che - lo scorso febbraio - lassessore alla sanità della giunta Vendola, Alberto Tedesco (Pd), al quale era già stato contestato un palese conflitto dinteressi (lazienda di famiglia opera nel settore delle forniture mediche e faceva affari doro con la sanità pugliese), aveva dato le dimissioni perché indagato dal pm antimafia Desirée Digeronimo per corruzione. Ma Tedesco è caduto in piedi, perché è atterrato in Senato al posto del dalemiano Paolo De Castro, eletto a Bruxelles.
Poi è saltato fuori che la procura indagava lintero vertice della sanità regionale: la manager della Asl di Bari (anche lei costretta alle dimissioni), primari, dirigenti e funzionari, imprenditori. Appalti truccati, accreditamenti sospetti, tangenti, festini, una cupola controllava tutto. Nomine e appalti seguivano logiche elettorali: chi garantiva più voti otteneva gli appalti più lucrosi e gli incarichi più redditizi.
Vendola ha preso atto, ha mandato a casa la giunta e ne ha nominata una nuova. Lex braccio destro di Bertinotti, passato come il campione della trasparenza, credeva di sistemare le cose con un colpo di spugna. Invece non era finita. Dalle carte è risultato che limprenditore Giampaolo Tarantini, il «re delle protesi», usava abitualmente le ragazze facili per lubrificare i rapporti con i propri interlocutori, cioè politici e funzionari della regione. Assoldava escort a tempo pieno, ma anche madri di famiglia desiderose di arrotondare o giovani professioniste che proponevano sesso in cambio di un lavoro, e combinava incontri in appartamenti che teneva a disposizione. Siccome questi politici non si chiamavano Berlusconi, pur essendo indagati (a differenza del premier), di loro non si parla. Laltro giorno è filtrato che tra gli «utilizzatori finali» vi sarebbero due assessori silurati da Vendola nella purga di inizio luglio.
Ma il capitolo più rilevante è quello del finanziamento ai partiti. Anche qui la verità si è fatta largo a spintoni. Prima si è saputo dei sospetti su un giro illecito di soldi tra imprenditori, prestanome legati a famiglie mafiose e politici locali di Pd, Rifondazione, Socialisti autonomisti, Sinistra e libertà, lista Emiliano (quella del sindaco di Bari). I bilanci di questi partiti con la relativa documentazione bancaria sono stati acquisiti per verificare se il denaro sia stato registrato. Adesso si apprende che locchio degli inquirenti si sta spostando da Bari a Roma: nelle telefonate tra Tedesco e alcuni imprenditori intercettate dai carabinieri, si facevano anche i nomi di politici nazionali cui i ras pugliesi avrebbero girato parte delle somme incassate.
Insomma, le escort sono soltanto la punta di un iceberg, la parte più morbosa, quella che calamita il pettegolezzo, solletica i pruriti della gente e copre una storiaccia in cui i partiti di sinistra sono sospettati di avere rapporti con la mafia, incamerare denari illeciti, truffare la sanità pubblica e gestirla come un affare personale, scambiare voti con soldi e appalti, oltre a spassarsela con le ragazze di Tarantini. Molti lati di questo scandalo restano oscuri, a cominciare dai nomi dei politici coinvolti, baresi, pugliesi e romani.
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