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Lo scudetto è in tasca E ora Ibra & C si tuffano in Champions

Sedicesima vittoria consecutiva grazie al gol di Burdisso E mercoledì arriva il Valencia

da Milano
Nella boxe direbbero: vittoria per manifesta inferiorità. Si tratti del Cagliari o del campionato, per l’Inter il discorso non cambia. Solo un gol per incenerire la banda bassotti dell’isola, tre punti per dire bye bye alla Roma e a tutti quelli che ancora credono che il campionato abbia una vita, un po’ di suspense, magari avversari di rango per una squadra che sta dimostrando la sua superiorità anche attraverso le sventure altrui. Facile vincere 16 partite di fila? Bene, provateci. Prima o poi si fermano tutti. Un giorno si fermerà anche l’Inter che ieri ha giocato con la briosità del routinier: il tanto per segnare un gol, eppoi tirar di lima calcistico.
Ma, intanto, ha compiuto l’impresa sua, è entrata nel guinness delle squadre che fanno statistica, storia, buon ricordo. Superato il Real delle meraviglie anni Sessanta, il Bayern che aveva raggiunto 15 successi a cavallo di due stagioni, storie di campionati che contano. Se invece vogliamo guardare all’assoluto, ci sarà ancora da scalare e dar spallate: il Celtic è il recordman con 25 successi.
Può darsi che il nostro campionato oggi si sia ridotto al rango di quello scozzese, però l’Inter ha la faccia di una compagnia che lascerà traccia, tecnica, qualità, fascino. Il Cagliari non era quello che, all’andata, l’aveva costretta al pari (uno dei tre del campionato nerazzurro), altra pasta di squadra, quasi un morbido soufflè, ma pure l’Inter non era quella da gran premio che, probabilmente, andrà in campo mercoledì in Champions. Vieira stava in tribuna (problemi muscolari), Adriano, Materazzi, Zanetti e Maicon in panchina.
Ma questa Inter ha una sorta di bacchetta magica: dove tocca, trova la ricchezza. L’ultima scoperta è la testina d’oro di Burdisso, stavolta ispirato dall’assist di Ibrahimovic. Con questo sono sei i gol del difensore. E, nel conto della squadra, Burdisso è il terzo cannoniere a pari merito con Cruz, dietro Ibrahimovic e Crespo. Perlomeno sorprendente. Così va l’anno dei record, delle celebrazioni e probabilmente dei primati. Mancini ha festeggiato la sua centesima vittoria da allenatore in serie A (8 con la Fiorentina, 31 con la Lazio, 61 con l’Inter). Potrebbe essere il successo che un giorno ricorderà se il campionato filerà in discesa, dall’alto dei 14 punti di vantaggio sulla Roma.
L’Inter da guinness è entrata nell’album delle statistiche pesanti quasi in punta di piedi: vittoria d’un misero gol, accompagnato soltanto da una traversa colpita da Stankovic. Partita incanalata verso il successo dopo undici minuti, porta sprangata anche per le voglie di Suazo, uno di quelli che Mancini vorrebbe nella sua squadra. Julio Cesar gli ha respinto un bolide, dopo 27 minuti, e lo ha messo a cuccia. Ibrahimovic, Figo e Crespo si sono dannati per cavare qualche azione d’autore, ma si sono persi tra qualche giocata da foca e qualche pasticcio di troppo. Il Cagliari ha prodotto brividi minimi, l’Inter spettacolo in chiaro-scuro, il tanto per ricompensare quei 35mila abbonati che si sono presentati quasi al completo in barba al tornello e senza nemmen subire intoppi o fastidi all’entrata. Per il vero non sono stati infastiditi nemmeno quelli che si sono portati striscioni vietati dalle regole. Tutto molto soft, come la partita dove i brividi veri li hanno prodotti i risultati del Milan e i gol di Ronaldo, che hanno tolto tutti dai torpori. Magari per fischiare un po’.
Ancora una volta ha funzionato la solidità difensiva: dopo il gol di Toni subito contro la Fiorentina, sono passati 535 minuti senza reti al passivo, con qualche parata decisiva di Julio Cesar a togliere la squadra d’impaccio. Sono segnali che contano. Ed ora la Champions: per vedere l’effetto che fa.

E magari scoprire quanto vale l’Inter.

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