«La scuola araba di Milano non può riaprire per legge»

Gianandrea Zagato

da Milano

Non c’è un domani per la scuola islamica di via Ventura. Quell’edificio al civico 4, in zona Lambrate, non riaprirà mai più: i sessanta bambini musulmani che per tre giorni hanno frequentato le aule dovranno obbligatoriamente scegliere l’unica strada legalmente possibile ovvero quella della scuola pubblica.
Sintesi della valutazione giuridica firmata da Mario Dutto, direttore generale dell’ufficio scolastico regionale, in una nota indirizzata al prefetto Gian Valerio Lombardi e al sindaco Letizia Moratti. Due paginette, dove in data 10 ottobre, il numero uno lombardo del ministero della Pubblica istruzione, fa presente che «l’avvio delle attività, senza autorizzazione, di una scuola straniera con rapporto con autorità consolari straniere, al di fuori di accordi intergovernativi, è in aperto contrasto con la normativa vigente». Come dire: non esiste alcuna fattispecie giuridica italiana applicabile per dare il benestare all’apertura della scuola islamica, il nostro ordinamento non prevede scuole private con doppio insegnamento. Problemino non da poco: per riaprire quella scuola servirebbe una normativa ad hoc e, attenzione, occorrerebbe che l’Egitto riconoscesse l’ordinamento scolastico italiano.
Ed è per questo, solo per questo, sottolinea Dutto, che «nessuna autorizzazione è stata data da parte di questo ufficio scolastico regionale»: «L’istanza di autorizzazione di scuola straniera presentata in data 4 maggio 2006 dall’Associazione “Insieme” ha avuto risposta negativa fin dal 16 giugno 2006. Le successive documentazioni pervenute sono state tardive e non sufficienti per superare il diniego già espresso».
Non ci sono, quindi, quei «pregiudizi politico-culturali» di cui vagheggia l’ex prefetto di Milano, Bruno Ferrante, né gli «accanimenti del Comune» come sostenuto dalla diessina Marilena Adamo: semplicemente, la scuola di via Ventura è illegale come lo era quella di via Quaranta, dove gli stessi bambini non imparavano divisioni a due cifre ma a salmodiare il Corano e dove, to’, insegnava Lidia Acerboni che è l’attuale direttrice scolastica della struttura di via Ventura.
E proprio la professoressa Acerboni insieme ai supporter della scuola - tra cui, il presidente emerito della Corte costituzionale Valerio Onida - presenta stamani un ricorso al Tar rimarcando che esiste il diritto costituzionale di aprire scuole private senza oneri per lo Stato e che, quindi, il provvedimento prefettizio di sospensione a «tempo indeterminato» delle attività scolastiche sarebbe ingiustificato.
Ricorso deciso all’unanimità dall’assemblea dei genitori che riafferma «la piena fiducia perché l’apertura di una scuola privata dev’essere garantita»: «Aspetteremo il pronunciamento del Tar e fino a quel momento la scuola resterà chiusa, non abbiamo altra scelta» fa sapere la direttrice di via Ventura.

Ma, in verità, «la fiducia» in una sentenza positiva è assai scarsa e per questo si sta tentando di convincere il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, della bontà della scuola islamica: pressioni del centrosinistra che chiede di sbloccare politicamente il caso. Pretesa che, domani, verrà riformulata a Fioroni durante una sua visita a Milano, dove partecipa al convegno nazionale dell’Unione delle province italiane.

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