Scuola, la Gelmini contro le polemiche: "La sicurezza è una priorità, nessun taglio"

Il ministro dell’Istruzione dopo la tragedia del liceo di Rivoli (nella foto la manifestazione di protesta degli studenti): "Ci sono 300 milioni per il 2008 e altrettanti per il 2009. Entro gennaio la mappa completa degli edifici a rischio". Da San Giuliano a oggi: emergenza dimenticata

Scuola, la Gelmini contro le polemiche: 
"La sicurezza è una priorità, nessun taglio"

Ministro Gelmini dopo la tragedia di San Giuliano davvero si sperava che nulla di simile sarebbe mai più accaduto. E invece un ragazzo di 17 anni è morto in modo assurdo ed inaccettabile. Si parla, forse, di una ristrutturazione eseguita male.
«Non mi sento di trarre conclusioni su questa vicenda che è ancora tutta da chiarire. Sarebbe prematuro scagliare la pietra contro qualcuno. Aspettiamo l’esito delle indagini».

Il governo ha trascurato la questione sicurezza?
«Su questo punto mi assumo tutte le responsabilità e le rispondo assolutamente no. L’edilizia scolastica è stata ed è la priorità. Mi è stato chiaro fin da subito che esiste un’emergenza legata alla sicurezza delle scuole. Per questo mi sono incontrata mesi fa con i responsabili dell’indagine di Legambiente. Purtroppo devo dire che di fronte a questa tragedia sono atterrita ma non sono sorpresa perché quell’indagine evidenziava chiaramente una situazione trascurata. Ed è proprio il motivo che mi ha spinto a rivedere immediatamente i meccanismi di spesa. Da troppo tempo nella scuola non si investe ma si pagano soltanto le spese correnti ed invece c’è bisogno di spostare le risorse sugli investimenti».

E i tagli?
«Nessun taglio è stato operato sulla sicurezza. L’attenzione del governo è dimostrata dall’articolo 7 bis contenuto nel decreto sulla scuola sul quale è stato detto tutto tranne forse che contiene appunto risorse per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Io ho preteso che quell’articolo fosse inserito nel decreto. E, guardi, proprio l’opposizione mi aveva criticato sostenendo che quelle erano competenze locali. Questo dramma mi spinge a proseguire sulla strada intrapresa: spostare le risorse dalla spesa corrente agli investimenti. Se c’è un settore nel quale non abbiamo tagliato è l’edilizia. Ci sono 300 milioni già ripartiti nel 2008 ed altrettanti ce ne saranno nel 2009».

Il ministro Matteoli chiede un monitoraggio mentre la Lega propone l’attivazione di una task force.
«La task force è già operativa. È quella che ho messo in piedi con la preziosa collaborazione del capo del Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, che sta affrontando la messa in sicurezza delle cento scuole più a rischio. Si tratta per la gran parte di istituti che si trovano in zone sismiche al Sud. Gli atti parlamentari sono sotto gli occhi di tutti a confermare il mio impegno. La scuola è una infrastruttura strategica».

Manca però una mappatura completa degli istituti.
«Sarà pronta a gennaio. Al ministero stiamo lavorando all’anagrafe dell’edilizia scolastica. Poi ho chiamato Raffaele Fitto ed ho convocato una Conferenza unificata Stato, Regioni ed enti locali per migliorare il coordinamento tra tutti questi enti».

La competenza per la messa in sicurezza è della Provincia.
«Guardi se c’è chi vuole fare polemica su una vicenda così dolorosa la faccia pure. Io non me la sento. Per me questo è il momento della condivisione delle responsabilità. Sarebbe troppo facile puntare il dito contro gli altri: la sicurezza dei nostri figli riguarda tutti ed è una responsabilità che non intendo scaricare su nessuno. Io mi impegno al massimo a migliorare e potenziare il monitoraggio ed il coordinamento fra le istituzioni».

Gli enti locali lamentano finanziamenti troppo scarsi.
«È chiaro che i fondi stanziati dal governo non sono sufficienti a risanare una situazione che riguarda migliaia di istituti. Sono qui da sei mesi: vorrei ma non posso colmare decenni di noncuranza e mancati investimenti sull’edilizia».

È possibile reperire altri fondi per rendere le scuole più sicure?
«Sto ipotizzando di convertire alcuni capitoli di bilancio dai fondi strutturali europei per dirottarli sull’edilizia. Ci sono i finanziamenti destinati a tanti progetti sperimentali, belli ed importanti, ma occorre pensare prima alla sicurezza. La prima cosa da fare è la razionalizzazione della spesa: non possiamo aspettare di avere più soldi, intanto impieghiamo meglio quelli che abbiamo. Non mi si può accusare di aver tagliato dove non l’ho fatto. Abbiamo un bilancio della scuola tutto spostato sulle spese correnti, dobbiamo liberare risorse per l’edilizia».

Come risponde alle preoccupazioni di oggi e al bisogno di sicurezza delle famiglie?
«In questa partita mi sento responsabile. Sento di dover dare delle risposte e mi sto impegnando per darle. Entro gennaio avremo l’aggiornamento dell’anagrafe edilizia. E con quella mappa sotto gli occhi io avrò le idee chiare su quali e quante scuole è necessario intervenire immediatamente. Poi il reperimento delle risorse: qui si parla di miliardi di euro. L’Italia è un Paese che spende per il superfluo e poi manca del necessario. Anche il dimensionamento degli istituti è un capitolo importante».

L’accorpamento degli istituti per il quale sono state sollecitate le Regioni?
«Mi rendo conto che la scuola è un servizio che deve essere il più capillare possibile ma preferisco avere meno scuole ma più sicure. Dove è possibile farlo l’accorpamento va fatto».

Intanto i genitori che oggi mandano i loro figli a scuola sono più in ansia.
«Lo capisco ma io voglio dare fiducia ai miei dirigenti scolastici e regionali. Mi affido anche a loro. Li convocherò di nuovo e chiederò loro di porre maggiore attenzione alla staticità degli edifici. Anche se hanno tutti i certificati in regola, per la messa a norma degli impianti elettrici e tutto il resto, li inviterò a preoccuparsi della staticità perché davvero questa tragedia non deve più ripetersi».

Quando ha incontrato i

dirigenti regionali e scolastici le avevano segnalato qualche situazione di particolare rischio?
«No, assolutamente. Anzi, ero stata io a sollevare il tema della sicurezza e poi a decidere di chiamare Bertolaso».

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