Anna Frangione
Calciatori e veline, personaggi da isola e scuole per la celebrità, presunte liaisons tra ministri e la lotta del premier per la difesa della privacy. Siamo a teatro, nel salotto della marchesa Vespa Spina, la regina di uno sport nazionale, il pettegolezzo. Ecco «Gossip! A scuola di maldicenza», la versione nostrana e contemporanea dellopera più famosa e rappresentata dInghilterra, «The School for scandal» dellirlandese Richard Brinsley Sheridan. Dopo Shakespeare, naturalmente. La commedia debuttò nel 1777 al Drury Lane Theatre di Londra, nella patria del gossip, riscuotendo un grande successo. Sheridan conosceva a fondo i segreti dei salotti londinesi e poteva quindi solleticare la platea con chiare allusioni. Tradotto, riadattato e diretto da Toni Bertorelli, la scuola degli scandali sbarca a Roma giovedì, al suggestivo Silvano Toti Globe Theatre. Con le opportune variazioni. «Ho sostituito alcuni nomi presi di mira da Sheridan con altri che solo per assonanza ricordano personaggi attuali - racconta Toni Bertorelli -. Troverete citazioni dei falsi vip delle cronache, personaggi dei reality show come la contessa De Blanc, la Vento, la De Filippi. I riferimenti sono velati ma abbastanza chiari».
È una commedia «colta e allo stesso tempo popolare». Così Bertorelli definisce la nuova produzione, fortemente voluta dal direttore artistico Gigi Proietti, che resterà in cartellone fino all11 settembre. Il palcoscenico è nudo, dieci sedie suggeriscono il salotto delle maldicenze, i panneggi dipinti rappresentano le tende. Poi i protagonisti, i quindici attori, tra cui lo stesso regista (sir Peter), Virgilio Zernitz (Sir Oliver Mascherini), Gianluca Guidi (Joseph Joe Mascherini) e Almerica Schiavo (marchesa Vespa Spina), che indossano i costumi dellepoca, disegnati da Francesco Zito. Bastano pochi segnali scenici nellemozionante spazio circolare del Silvano Toti Globe Theatre, il teatro elisabettiano nel verde di Villa Borghese, un gioiello di legno che riproduce loriginale Globe di Shoreditch nella City del 1576. «Qui si realizza il teatro puro - continua Bertorelli - che per esserci ha bisogno di uno che lo fa e uno che lo guarda. Tutto il resto è superfluo». Tranne la musica, però. Perché come spiega lo stesso regista «diventa il canale tra il XVIII secolo e i giorni nostri, sostiene, sottolinea e commenta tutto lo spettacolo». Sul palco due musicisti (Federico Odling e Philip Sutton) si muovono tra gli attori, con violoncello e violino eseguono dal vivo twist, romanze, duetti, da Rossini al melodramma. «Tutto per dare alla commedia una connotazione di musical del Settecento». Le musiche, a cura di Federico Odling, sono classiche ma con riferimenti alluniverso contemporaneo. Bertorelli è un artista poliedrico, che ha lavorato anche nel cinema con Nanni Moretti, Marco Bellocchio, Marco Tullio Giordana, in televisione e nel teatro da dove ha mosso i primi passi nel 69.
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