Augusto Pozzoli
Da oggi il Csa (lex provveditorato agli studi) di via Ripamonti assegna complessivamente 2.642 posti fissi ai precari. Le prime assunzioni riguardano i non docenti (impiegati di segreteria, tecnici di laboratorio, bidelli): in tutto 275 posti fissi, anche se i posti disponibili nelle scuole milanesi sono almeno 5mila. Nei prossimi giorni, dopo il confronto sindacale avvenuto ieri presso la direzione scolastica regionale per una verifica sui criteri da adottare nelloperazione, verranno diramati i calendari per le assunzioni dei docenti. E qui la disponibilità dei posti è un po più ricca, ma pur sempre al di sotto delle attese. «Meglio di niente commenta Alessandro Dutto, segretario regionale dello Snals ma la nostra richiesta puntava a coprire tutti i posti liberi. È invece solo un antipasto, soprattutto per i non docenti».
I fortunati precari che otterranno il posto fisso vengono scelti in base alle graduatorie permanenti pubblicate alla fine della scorsa settimana. Ma con unavvertenza: una quota dei posti verrà assegnata ai riservisti, vale a dire al personale che presenta delle invalidità. E il rischio è che si crei alla fine una sorta di discriminazione al contrario: nei confronti, cioè, del personale sano. Spiega Rita Frigerio, segretaria provinciale della Cisl scuola: «Abbiamo già chiesto un incontro con il responsabile del Csa Antonio Zenga, perché cè il rischio che la metà dei posti fissi vada appunto ai riservisti, e agli altri, ai primi in graduatoria, resti poco o nulla. Unanomalia voluta dalla legge in vigore che mi pare decisamente ingiusta: la quota per i riservisti andrebbe calcolata sul numero dei posti da distribuire, e non su tutto lorganico provinciale. Così, le poche risorse disponibili verrebbero assorbite in modo assolutamente sproporzionato».
Pochi posti, in definitiva, con moltissimi pretendenti. E chi resta senza cattedra che possibilità ha di lavorare ancora nella scuola? In realtà, dopo le assunzioni ci saranno ancora alcune migliaia di posti liberi, soprattutto per i non docenti, ma anche per gli insegnanti, in particolare alle elementari e alle superiori. Sconcertante la situazione alle superiori dove, in seguito al fatto che sono state imposte 18 ore settimanali per cattedra, nelle scuole restano i cosiddetti «spezzoni», vale a dire un numero di ore di insegnamento inferiore a 18, che verranno successivamente assegnate dai dirigenti scolastici, sempre ai precari, ma con un incarico di supplenza che vale fino alla fine delle lezioni. Quindi non dà diritto allo stipendio nei mesi estivi.
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