Paola Setti
Don Luigi Giussani come Sandro Bondi e Comunione e Liberazione come Forza Italia. C’è da dire che non le manda a dire, il vicepresidente della Regione Massimiliano Costa. E infatti dice: «Io non so che farci, se c’è una singola associazione che alza la voce per demagogia, perché è strumentale a Forza Italia». Non un movimento ecclesiale presente in 30 Paesi a rappresentare la metà del mondo cattolico, no. Una singola associazione. Ma lui, Costa, è fatto così. Per un po’ te la spiega, poi sbotta. E per un po’ ha mediato, con le tante sigle che, in testa la Compagnia delle opere, contestavano la sua legge per il diritto allo studio che cancella i buoni scuola per le famiglie che scelgono gli istituti paritari per i propri figli e ridefinisce le modalità di finanziamento. Poi ieri, a legge approvata, se l’è presa a male: «La nostra riforma sarà un modello per tutta Italia, me l’hanno già chiesta tutte le Regioni di centrosinistra. Ho messo d’accordo tutti, dalla Cgil al mondo cattolico. Se Cl fa demagogia non so che farci». Era iniziata già male, la giornata in consiglio regionale, riassunta da un lapsus di Moreno Veschi il capogruppo dei Ds che in aula ha parlato della legge come di un «branco di prova» per
il centrosinistra in Regione. Se sul contenuto è stata bagarre, «questa legge è uno scadente e demagogico attentato alla libera scelta delle famiglie» tuonavano Luigi Morgillo e Gianni Plinio i capigruppo di Forza Italia e An, sul metodo è successo di tutto, con il centrodestra, escluso l’Udc, ad accusare il presidente del consiglio Mino Ronzitti di esser «prigioniero della maggioranza», di «menomare sistematicamente i diritti dell’opposizione» e di «imbavagliare la democrazia», e con Ronzitti a replicare adirato: «Sono scandalizzato, svegliatevi prima al mattino». Si perché ieri, in modo «legittimo ma inusuale» denuncia la minoranza, il presidente ha avviato la seduta alle 10 in punto senza attendere l’arrivo dei consiglieri del centrodestra «nonostante arriviamo da lontano, e fra ferrovie e autostrade si sa come si viaggia in Liguria. E nonostante fossimo in ascensore, e gli ascensori della Regione impiegano un quarto d’ora per scendere tre piani. Potevano telefonare, come si usa di solito».
In aula puntuale c’è Plinio che, si sa, gli ascensori riesce sempre ad aggirarli ma non vuol svelare come. È lui a chiedere che, prima di affrontare la legge sulla scuola, il presidente della Regione Claudio Burlando riferisca sulla drammatica situazione della Sanità . Impossibile, è la risposta: «Burlando è a Mosca, alle 13 vi daremo delucidazioni nella riunione dei capigruppo». Il centrodestra abbandonerà pure quella.
Sono le 10.05 quando tutta l’opposizione riesce a raggiungere l’aula. Inutilmente. Costa prende la parola, Morgillo chiede di capire a che punto sia la discussione generale, Ronzitti risponde che è chiusa, si passa al voto. Apriti cielo. Il centrodestra, tranne l’Udc, abbandona l’aula: «È stata una furbata per approvare in fretta e furia la legge sulla scuola, e dire che eravamo disposti a ritirare alcuni emendamenti per velocizzare i lavori. E c’era un disegno premeditato della maggioranzae per non dare comunicazioni sulla Sanità, infatti questa settimana ci saranno solo consigli straordinari fra scuola e regolamento, ma non quello del martedì». Il dito è puntato su Ronzitti: «Troppo spesso ripete che “Decide il presidente” con un atteggiamento che non è di rigore, ma di arroganza». E dire che, segnala il leghista Francesco Bruzzone: «Se ci fossimo comportati così io o Plinio da presidenti dell’assemblea sarebbero scoppiati tumulti».
Il centrodestra vuole le scuse ufficiali di Ronzitti, «altrimenti anche noi chiederemo il rispetto puntiglioso del regolamento su tutto, e allora saranno dolori». Ronzitti risponde picche: «Le ripetute accuse di voler imbavagliare l’opposizione sono inaccettabili, e poi da che pulpito. Io faccio solo rispettare il regolamento. Ho già ritardato dalle 9.30 alle 10 l’inizio della seduta per facilitare chi arriva da fuori. Se vogliono intervenire che puntino la sveglia un’ora prima».
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