Scuola, si può studiare bene e a protestare va uno su 100

Un migliaio di studenti medi, sugli oltre 100 mila che frequentano le superiori nel milanese, hanno sfilato per le vie del centro sbraitando contro la Gelmini, i fascisti e quant’altro. Rumorosi ma pacifici come chierichetti in gita, non hanno imbrattato muri, attaccato la polizia ma hanno comunque paralizzato il traffico, 18 le linee Atm deviate. Guidati come sempre dai soliti capetti dei centri sociali, tutti da tempo all’Università. Anche se sfugge il motivo del contendere, visto che l’Ocse ha posizionato la scuola Lombarda al primo posto in Italia e tra i primissimi nel mondo.
L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che raggruppa 33 Paesi maggiormente sviluppati tra Europa, America e Asia, nei giorni scorsi ha elaborato i dati relativi alle diverse scuole del mondo. Una serie di parametri che colloca l’ipotetica asticella dell’eccellenza a quota «550» punti. Ebbene la media Ocse si ferma a 493, quella italiana scende a 486 mentre quella lombarda si impenna a 522. Una cifra che pone la regione davanti a Nuova Zelanda (521), Giappone (520) e Australia, (515).
Dati che evidentemente i ragazzi delle medie superiori milanesi non hanno letto visto che ieri mattina sono scesi in piazza per protestare contro l’universo mondo, ma in particolare contro lo «sfascio della scuola pubblica operato dal Governo» e in particolare contro la riforma dei diversi cicli di studi voluta dal ministro all’Istruzione Mariastella Gelimini. Pur con un’adesione quanto meno risibile. Quando i circa 300 giovani arrivati dal Rhodense si sono uniti al corteo in via Orefici, la manifestazione a stento ha superato i mille partecipanti. Uno su 100, visto che tra città e provincia gli iscritti sfiorano le 110mila unità.
All’inizio infatti, in largo Cairoli non c’erano più di 500 ragazzi, inizialmente sotto la paterna guida del solito Leon che con i suoi 23 anni sarebbe in età da laurea. Poi sono arrivati i vari leaderini del Cantiere e dei Corsari e verso le 10 il serpentone s’è mosso imboccando Cusani e Broletto per sbucare in centro. Dopo un paio di giretti oziosi, i dimostranti sono tornati in Orefici dove hanno accolto nel corteo i medi della zona di Rho, arrivati alla stazione Garibaldi. Ma anche quattro borsaioli, noti per la loro costante presenza ai cortei, spinti non da nobili ragioni politiche, ma solo dalla possibilità di alleggerire i coetanei. Un paio di schiaffoni e, capito di essere stati ormai riconosciuti, si sono allontanati senza fare tante storie.
Gira e rigira, verso le 11.30 il corteo si è spento in piazza Fontana, tra insulti contro mezzo governo locale e nazionale, riservando particolari attenzione al vice sindaco Riccardo De Corato, bersaglio consueto dei contestatori milanesi, ma soprattutto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, utilizzando rime trite e scontate. Un gruppetto ha approfittato della confusione per modificare con un pennarello la targa del Comune in memoria di Giuseppe Pinelli. Al posto di «innocente morto tragicamente nei locali della Questura di Milano il 15 dicembre 1969» hanno lasciato la scritta «innocente ucciso tragicamente». I ragazzi hanno bivaccato in piazza per un’altra mezz’ora circa, assordati dalla musica e dagli slogan sparati dagli altoparlanti.

Mentre si cominciava a fare i conti dei danni: niente muri e mezzi pubblici imbrattati questa volta, ma il Comune calcola che deviare le 18 linee di superficie, tra bus e tram, per evitare si intersecassero con dimostranti, abbia inchiodato almeno 1.500 viaggiatori e sia costato decine di migliaia di euro.

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