La scure di S&P sull’Irlanda: l’Europa corre subito ai ripari

La decisione presa ieri da Standard&Poor’s di tagliare il rating dell’Irlanda, accompagnata dalla minaccia di ulteriori declassamenti, conferma come la crisi del debito sovrano sia ancora lontana dall’essere stata risolta. Del resto, a esserne convinti sono, in prima battuta, gli stessi governi di Eurolandia. Serve dunque un piano di azione, e decisioni rapide. Domani, a Bruxelles, i capi di Stato e di governo potrebbe infatti fissare la convocazione di un summit straordinario per il 4 marzo, cui affidare il compito di raggiungere un accordo sui temi più caldi (a cominciare dal fondo salva-Stati, l’Efsf) prima del Consiglio Ue in calendario alla fine del mese prossimo.
L’orientamento è insomma quello di far quadrato attorno al fortino di Eurolandia. Mettendo sul tavolo la nuova architettura dell’Efsf. Finora la Germania si è sempre opposta a un irrobustimento del meccanismo, ma nelle ultime ore Angela Merkel è sembrata ammorbidirsi. «Potremmo modificare il quadro e l’efficienza dell’Efsf», ha ammesso il vice ministro delle Finanze tedesche, Joerg Asmussen. Le perplessità di Berlino, legate soprattutto alla possibilità di concedere al fondo la libertà di acquistare titoli di Stato sul mercato secondario, potrebbero del tutto rientrare se passerà la proposta di limitare l’operatività dell’Efsf al mercato primario, ovvero il luogo in cui vengono trattati gli strumenti finanziari (in questo caso i bond governativi) di nuova emissione. Secondo una fonte vicina alle trattative, l’idea avrebbe «un certo consenso» e non sarebbe differente dall’attività corrente di garantire prestiti ai governi che il fondo svolge già. Ma «una maggiore flessibilità» sarebbe comunque garantita. La Germania, ha spiegato ancora la stessa fonte, si è opposta all’acquisto di bond dal mercato secondario su basi legali, ma non può usare tali obiezioni per il mercato primario.
Il raggiungimento di un’intesa sui temi più caldi sarebbe un segnale forte lanciato ai mercati, intimoriti ieri dalla mossa con cui S&P ha fatto calare la scure sul rating a lungo termine (da A ad A-) e quello a breve (da A-1 ad A-2) dell’Irlanda. L’outlook resta inoltre negativo per le incertezze sui capitali aggiuntivi di cui avranno bisogno le banche. Buone notizie invece per il nostro Paese.

Fitch ritiene che «nei prossimi anni ci potrebbero essere delle pressioni a rialzo del rating sovrano dell’Italia se il rapporto debito-Pil inizierà a scendere verso il 100% e a fronte comunque di una crescita del Pil». Secondo l’agenzia di rating, la penisola onorerà gli impegni di riduzione del deficit «perchè c’è una forte pressione a livello europeo sul rispetto degli obiettivi».

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