Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. È il caso della Cgil, della Fiom, ma anche di un certo numero di politici ed economisti e dei cerchio bottisti che non sembrano capire che quel che sta succedendo in Fiat auto è cruciale per la crescita dell’economia italiana. Fiat, che aveva da poco aumentato la quota di Chrysler dal 25%al 50%ha esercitato,prima del previsto,l’opzione per comprarne un altro 16%, sborsando 1,270 miliardi di dollari. E Sergio Marchionne ha anche annunciato che entro l’anno Fiat comprerà un altro 5% di Chrysler, raggiungendo la maggioranza assoluta. I conti di Fiat auto vanno bene nonostante il calo di vendite in Italia compensato dall’aumento in Brasile, in Polonia e altrove ed ha mezzi e credibilità per anticipare le strategie di acquisizione del 51% di Chrysler. E il modello Marchionne, che i sindacati di Detroit hanno accettato, ha funzionato, insieme alla strategia di produzione, di marketing e di finanza, dei manager Fiat che si è portato a Chrysler. Quindi le banche danno il credito necessario per l’operazione di controllo totale di Chrysler.
Non si può incolpare Fiat auto di non amare l’Italia, perché potrebbe spostare la sua produzione da Torino, Pomigliano e Melfi, in Polonia, in Brasile, a Detroit se la Cgil continua a fare ricorsi alla magistratura che bloccano i programmi di Fabbrica Italia, che prevedono i nuovi modelli di auto, sulla base del nuovo contratto di lavoro, che la maggioranza dei lavoratori ha accettato. Che cosa è questo nuovo principio della sinistra politica e sindacale per cui quando non vincono con le schede delle votazioni pretendono di vincere con le carte bollate in tribunale o quanto meno di impantanare chi ha vinto nelle vertenze, per estenuarlo? La politica non ha regole oggettive, ma l’economia e la finanza privata e pubblica le ha. E non ci può scherzare, con le carte bollate, né giocare con un colpo al cerchio e uno alla botte o il piede in due staffe. Ai rappresentanti sindacali della ex Bertone, ora carrozzeria di Grugliasco, che non lavora da anni ed ha 700 addetti sino alla scorsa settimana in cassa integrazione straordinaria, Fiat, che l’ha rilevata dal dissesto, ha proposto di costruire auto Maserati con un investimento di mezzo miliardo, sulla base del nuovo contratto Marchionne. Tutti i posti di lavoro attuali verrebbero garantiti. Fiom di Cgil che ha la maggioranza fra i 700 addetti che ancora sono in fabbrica, non solo si oppone, come si era opposta a Pomigliano e Mirafiori ove è rimasta in minoranza, ma per aggravare l’opposizione il giorno prima dell’incontro con Marchionne ha presentato i ricorsi contro tale contratto negli stabilimenti Fiat. Quanto a Emma Marcegaglia, dopo avere dichiarato, a nome del vertice confindustriale, che l’atteggiamento della Fiom non fa bene ai lavoratori italiani, in quanto di chiusura rispetto alla competitività delle imprese e rispetto al pagamento di salari più alti ai lavoratori, ha aggiunto che lo si vede alla Bertone, come lo si è visto prima a Pomigliano e Mirafiori.
Dopo questo bel colpo al cerchio, ecco quello alla botte. Riferendosi al referendum che la Cgil esige alla ex Bertone essa ha detto «anche in caso di referendum negativo auspichiamo che la Fiat decida di tenere la produzione in Italia». Una dichiarazione come questa aiuta la Cgil a vincere, perché così essa potrebbe dimostrare che Fiat auto non ha affatto bisogno di far fare i turni notturni e gli straordinari flessibili, per realizzare lo sfruttamento ottimale degli impianti e fronteggiare le variabilità del mercato. E ovviamente gli altri sindacalisti che chiedono di votare «sì»per salvaguardare l’occupazione apparirebbero come dei pavidi servitorelli del padrone. Ma Fiat non bluffa, vuole applicare questo contratto in Italia, perché lo adotta nelle altre fabbriche e se in Italia le auto del gruppo Fiat perdono quote di mercato è perché il rapporto qualità-prezzo non è adeguato.
La questione se facendo nuovi modelli si vende di più con profitto è una questione di costi e prezzi, quindi di produttività. Molti lavoratori di Bertone sono vicini alla pensione e sperano in altra cassa integrazione. Ma è così che si pensa al futuro dei giovani e alla crescita economica?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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