Cultura e Spettacoli

Se arrivano i monatti a portarti via l’amore

È Caravaggio? Difficile dirlo. A sostenerlo è un pittore, studioso del Seicento, Massimo Pulini, che in una recente giornata di studi a Montepulciano dal titolo «Un Caravaggio ritrovato» ha presentato un dipinto dimenticato nel Museo Civico cittadino, attribuendolo a Caravaggio, con l’avallo di esperti come Mina Gregori e Maurizio Calvesi. Si tratta di un imponente Ritratto d’uomo, recentemente ripulito grazie alla Fondazione Musei Senesi, alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena e presentato al pubblico recentemente per la prima volta.
Dopo otto anni di studi, Pulini si è convinto che si tratti di Caravaggio. I motivi? Essenzialmente stilistici: non ci sono infatti né documenti né inventari a sostenere l’ipotesi, ma solo l’occhio dello storico. Il Ritratto, giunto nel 1861 nella Pinacoteca Crociani come legato testamentario di Francesco Crociani, già primicerio della Collegiata di Montepulciano, è di ignota provenienza originaria. Ridipinto nei primi sessant’anni dell’Ottocento, liberato con il recente restauro dalle aggiunte pittoriche e da un uniforme fondo scuro, ha rivelato caratteri caravaggeschi: un fondo luminoso, a esempio, su cui si staglia una piccola ombra dietro il personaggio, molto simile a quello del Ragazzo con canestro di frutta della Galleria Borghese di Roma. Il taglio diagonale, un gioco di luci e la costruzione sobria e asciutta come in altri ritratti di Caravaggio o a lui attribuiti, dal Suonatore di liuto dell’Ermitage di San Pietroburgo al Ritratto di monsignor Maffeo Barberini di collezione privata fiorentina, sino al Ritratto di Paolo V Borghese. Il Caravaggio, secondo Pulini, l’avrebbe dipinto tra la fine del ’500 e i primi tre anni del ’600, quando a Roma era già molto noto.
Se il nome dell’autore del dipinto rimane misterioso, c’è qualche indizio sul personaggio ritratto. Una serie di confronti fisionomici ha convinto il gruppo di studiosi che si tratti di Scipione Borghese intorno ai 24 anni. Il giovane uomo, volto pieno, occhi stretti e affossati, baffetti, abito raffinato, sarebbe molto simile, con le debite differenze d’età, allo Scipione Borghese, già cardinale, ritratto nel busto marmoreo scolpito da Giuliano Finelli e conservato al Metropolitan Museum di New York. Molto vicino anche al disegno con Scipione di profilo, oggi alla Pierpont Morgan Library di New York, fatto dal Bernini dal vero in preparazione del suo busto marmoreo.
Scipione Caffarelli, nato nel 1576, aveva assunto il nome Borghese quando lo zio Camillo era diventato papa Paolo V. Studioso di diritto, era stato nominato cardinale nel 1605, grazie allo zio, che gli aveva così evitato tutto il curriculum ecclesiastico. Secondo Pulini il giovane Scipione, che diventerà uno dei maggiori collezionisti romani, con importanti opere di Caravaggio, avrebbe avuto contatti con l’artista già a fine ’500, quando il Merisi rappresentava a Roma la più clamorosa novità pittorica. Il giovane si sarebbe fatto ritrarre dal Merisi e, conscio della sua bravura, sarebbe stato l’intermediario nella commissione del ritratto di Paolo V allo stesso maestro.


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