Cronache

Se per combattere l’evasione basta un tesserino

(...) che significa centinaia di miliardi di euro. Quando ne ho parlato con amici e colleghi mi hanno detto “Ma sei matto, così diventa un casino evadere”. Tipica reazione all’italiana». Quindi vuol dire che funziona? «Eeehhh, bisognerebbe provarlo. Eliminare tutto il sommerso è un’utopia». E però l’idea di Giovanni Battista Raggi che è anche assessore tecnico al bilancio a Santa Margherita Ligure e tesoriere del Pd, ma che fa questa proposta esclusivamente nella sua veste di commercialista, una spallata ai «furbetti» del Fisco gliela darebbe. Sicuramente, gli renderebbe la vita più complicata. Ecco come.
«Per gli acquisti al minuto tipo il pane e il latte, insieme allo scontrino si potrebbe aggiungere anche la rilevazione del codice fiscale. I dati potrebbero essere trasferiti all’Agenzia delle Entrate insieme ai corrispettivi delle spese per ogni giornata». Non solo, sapendo di incorrere in una sanzione se non mi viene richiesto il codice fiscale, io acquirente sollecito il controllo da parte del venditore che a sua volta verrà «tracciato» e quindi eviterà automaticamente di vendere la merce in nero. Insomma, buona pratica induce buona pratica.
Giusto, ma questo varrebbe anche per costi minimi? «Più sono analitico nel tracciare gli importi delle spese e più diminuisco il margine di una potenziale evasione. Posso però anche decidere di tracciare i trasferimenti di denaro sopra una certa cifra, ma è più semplice farlo per tutte».
Tutto il sistema di Raggi che vale anche per le fatture attive, si basa sul fatto che ci sono già dei software che autorizzano questo genere di operazioni. Naturalmente a livello statale si tratterebbe di rafforzare la dotazione hardware, ma nel giro di un paio d’anni si potrebbe andare a regime.
«A fronte di una scomodità del codice fiscale, il beneficio per il cittadino deve essere che la dichiarazione dei redditi non la si fa più perché tutti i pagamenti sono già tracciati».
E così sarebbe più complicato, molto di più, far circolare denaro sporco o spendere soldi guadagnati illecitamente. «Si potrebbero tracciare anche gli immigrati irregolari», continua Raggi. Fin qui un concerto di violini, e le note dolenti?
«Il limite teorico a questa cosa è che qualcuno potrebbe dire che si instaura uno Stato di polizia. Ma se voglio combattere l’evasione, devo tracciare il reddito, altrimenti non la si vuole combattere».
Questo è il punto, capire quanto si è disposti a rinunciare, se così si può dire, in termini di privacy per ottenere un risultato. Il ragionamento in breve: mi interessa di più pagare meno tasse sapendo che le pagano tutti e sapendo di essere tracciato, o no? «Tanto il fisco lo può fare comunque...».
Raggi a questa domanda ha già risposto. «Guardi io di mestiere faccio il commercialista, uno di quelli che nell’immaginario collettivo studia il sistema per pagare meno tasse. Mi occupo anche di cosa pubblica e di cittadini. E sull’evasione, mi sono girate le scatole. Mi sono chiesto se non ci fosse un sistema più semplice per combatterla».
Semplice come un tesserino del codice fiscale da mostrare sempre e da impugnare come un’arma.

Contro i «furbetti» del Fisco.

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