da Copenhagen
Riuscire ad evadere le tasse in Danimarca è un'impresa assai ardua. Oltre ai forti controlli esercitati dalle autorità si è diffusa ormai anche una prassi comune fra i cittadini, che li porta a denunciare il vicino di casa, il conoscente e perfino il convivente che non rispetta le regole.
Il sistema danese si avvale di un'altissima pressione fiscale devoluta a finanziare uno stato sociale molto vasto e complesso. Questo fa sì che la maggior parte dei cittadini accetti di pagare il dovuto in cambio dei servizi che si possono ricevere quando se ne ha bisogno. Ma lo sforzo economico che ne deriva porta anche a non accettare che qualche furbo cerchi di approfittare di un benessere che non merita quando non compie il proprio dovere morale verso lo Stato.
Uno dei settori ora maggiormente sottopposti ai controlli è quello dei «chioschi», dei negozi gestiti per lo più da immigrati di origine turca e pachistana, in cui si vendono sigarette, giornali, bevande e dolciumi. In passato molti di questi prodotti venivano importati e venduti illegalmente, senza pagare il salatissimo dazio danese. Ma il fenomeno è stato arginato anche grazie alle frequenti denunce fatte dagli abitanti della zona che facilitano i controlli. Xenofobia dei danesi? Non sembrerebbe, perché le denunce non risparmiano i connazionali.
Un campo in cui i tentativi di evasione fiscale da parte dei danesi, spesso i più benestanti, sono frequenti è quello delle auto importate dall'estero. Il prezzo delle auto è di molto superiore a quello di altri Paesi per l'imposta che si deve pagare al momento in cui si acquista o si registra nel Paese quello che viene considerato un bene di lusso. La tassa di registro di una macchina straniera è pari al 180% del suo valore, una cifra esorbitante che spinge a cercare soluzioni non sempre lecite.
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