SE GENOVA È PIÙ CARA DI PORTOFINO

Lo scontrino del bar Lucy srl di via Fieschi 29/31R parla chiarissimo: «Varie bar. Totale 4 euro e 80 centesimi». Il problema è che gli ottanta centesimi sono per un caffè. E i quattro euro sono per una spremuta d’arancia.
Ora, la domanda è questa: ha senso indignarsi perchè una bottiglietta d’acqua al tavolo a Portofino costa tre euro e poi pagare quattro euro (l’equivalente di 7mila 745,08 lire italiane) per una spremuta d’arancia al banco in centro di Genova? Ha senso gridare al fatto che Genova non è una città turistica e poi trattare in questo modo turisti e genovesi?
Intendiamoci, formalmente, non c’è alcunchè di illegittimo. Il listino prezzi scritto (a mano) davanti alla cassa riporta correttamente che il prezzo della spremuta è di quattro euro. Oddio, in realtà, c’è scritto 3 e poi, sempre a mano, il prezzo è stato corretto in 4. Ma, come si dice a Roma, non stamo a guardà ’r capello.
Intendiamoci, formalmente, le «varie bar» servite al banco in via Fieschi 29/31R erano anche ottime e abbondanti: caffè con la schiumetta al punto giusto, caramelle di cioccolato sulle tazzine e addirittura due dolcetti, sempre di cioccolato, ad accompagnare le «varie bar», bevute in fretta, in piedi, appoggiati al bancone, mentre l’andirivieni di clienti limitava sempre più lo spazio a disposizione. Ma i quattro-euro-quattro per la spremuta non cambiano. E si tratta della stessa spremuta che, a poche centinaia di metri di distanza, costa due euro.
Quindi, non stiamo segnalando alcun reato. Per quanto mi riguarda, mi limiterò a cambiare bar. Ma il nostro scontrino serve per aprire un dibattito sui prezzi a Genova e sul modo di intendere il rapporto con i clienti. Soprattutto sulle contromisure delle istituzioni: le associazioni dei pubblici esercizi, il Comune, i responsabili del turismo...Nessuno ha nulla da dire?
Poi, certo, il discorso si può ulteriormente allargare. Da queste pagine abbiamo segnalato più volte il fatto che - complice il sostanziale monopolio dell’Ipercoop - fare la spesa in Liguria costa più che farla in Lombardia o in Piemonte. E che, per risparmiare, spesso occorre varcare il confine per cercare gli Iper di Serravalle Scrivia, Pozzolo Formigaro o Tortona. Così come abbiamo documentato e continueremo a documentare il fatto che all’Ipercoop, molte volte, anche i prodotti in offerta costino più di quanto costano nei market sotto casa. Questa singolare circostanza continua anche in questi giorni: spulciando i volantini con le offerte di Ipercoop, Basko e Dì per Dì emerge che, spesso, gli sconti della piccola e media distribuzione battono facilmente quelli degli ipermercati di Bolzaneto, Carasco, Savona e La Spezia. Dall’acqua Panna ai cubetti di pancetta per la carbonara, è la stessa storia. Vincono Basko e Dì per Dì.
Quattro euro per una spremuta e ipermercati che costano più del negozio sotto casa.

E se fossero due facce dello stesso problema? Cos’è la sinistra? É di sinistra vivere in una città dove il potere d’acquisto di salari e stipendi è sempre minore? E le cooperative di distribuzione «sei tu» o sono loro? Domande. Per le risposte, il dibattito è aperto.

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