Se l’abuso è in ufficio pena più dura

Lo stupro su una persona con cui si intrattengono rapporti di lavoro comporterà un’aggravante. Lo prevede uno degli emendamenti approvati ieri dalla Camera che sta discutendo la nuova legge sulla violenza sessuale. A prescindere dalle nuove aggravanti, la norma innalza le pene (attualmente minima 5 anni, massima 10) portandole a 6-12 anni.
Gli emendamenti approvati ieri, comportano un innalzamento di un anno sia della pena minima che della massima da 7 a 14 anni. Ecco le circostanze che fanno scattare l’aggravante: se il fatto è compiuto nei confronti di minori di sedici anni, con l’uso di droghe o alcolici, da una persona travisata o che si spaccia per un pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio. Uguale è l’aggravamento per la violenza su una persona sottoposta a limitazione della sua libertà personale o su donne in gravidanza, su persone disabili o in condizioni di inferiorità fisica o compiuta da parte di parenti. Le aggravanti scattano anche se il reato di violenza sessuale viene compiuta «in luoghi di lavoro, con abuso di relazioni di ufficio o di prestazione d’opera». La reclusione aumenta invece tra otto e sedici anni per la violenza sui bambini minori di dieci anni. In caso di morte della vittima scatta l’ergastolo. Punito più severamente infine, anche lo stupro commesso dal «branco».
Slitta alla prossima settimana, invece, l’esame sul contestato articolo 6, che prevede che le foto segnaletiche e sui nomi dei ricercati per stupro e pedofilia siano esposte sugli autobus, nelle stazioni e nei bar. Sull’affissione o no delle immagini, per i fatti più gravi, decideranno i questori autorizzati dalla magistratura. La nuova legge reintrodurrà anche il reato di molestie sessuali, che sarà punito con la reclusione dai sei mesi a due anni e con una multa da mille a tremila euro.
Novità anche sul fronte della prevenzione. Al ministero dell’Istruzione sarà assegnato il compito di promuovere, nell’ambito dei programmi scolastici dalle elementari alle superiori, iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione contro le violenze e le discriminazioni sessuali.


Toccherà invece ai servizi sociali il compito di intervenire sulle vittime per il loro recupero dallo choc psicologico degli abusi. E ogni anno il ministero delle Pari opportunità dovrà relazionare al Parlamento sullo stato di attuazione della legge.

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