SE L’ARCOBALENO NON SPUNTA PIÙ

SE L’ARCOBALENO NON SPUNTA PIÙ

Lo sappiamo: siamo diventati tutti più ricchi e la «quarta settimana», tema appassionantissimo durante il governo Berlusconi, non interessa più a nessuno. Le simpatiche inchieste sul fatto che i consumi nei supermercati crollavano dopo il 20 del mese, quasi un genere letterario sino a pochi mesi fa, sono sostituite da reportage di colore scritti con gli occhiali rosa di chi racconta che ora va tutto bene.
I treni, che alla vigilia delle elezioni si rompevano quotidianamente e si meritavano addirittura apposite rubriche giornalistiche sui ritardi del giorno, ora non tardano più. O, se tardano, è come se fossero in orario, visto che nessuno lo scrive più. I biglietti dell’autobus possono aumentare senza che nessuno evochi la «macelleria sociale». E i tagli ai trasferimenti dal governo agli Enti Locali - che avevano creato un ulteriore stile letterario, un classico neoromantico fatto di asili che chiudevano lasciando i bimbi in mezzo alla strada, tagli alla cultura che creavano un Paese di analfabeti e ospedali chiusi per sempre - non ci sono più. Oddio, i tagli ci sono ancora. Anzi, pare che ce ne siano addirittura di più di prima. Ma è come se non ci fossero. E sindaco e assessori che facevano tre conferenze stampa al giorno sul tema, prima e dopo i pasti, tacciono felici.
È la bellezza del governo Prodi. Che sta facendo tutti i danni fattibili, ma rende contenti gli italiani. E c’è da pensare che renda contenti soprattutto i genovesi e i liguri che tributano plebisciti periodici all’Unione, salvo poi lamentarsene per i cinque anni successivi. E poi rivotarli. Il minimo che si può dir loro è che se li meritano. Il problema è che dobbiamo tenerceli tutti.
Ma c’è qualcosa che va addirittura oltre il quadretto precedente. È una piccola cosa, se vogliamo. Ma offre un colpo d’occhio incredibile. Ricordo qualche anno fa - in tutta Italia, ma soprattutto a Genova - intere distese di bandiere arcobaleno con la scritta «PACE» che pendevano da ogni balcone, da ogni finestra, da ogni abbaino. Tutti insieme appassionatamente con i colori dell’iride per dire che la guerra è brutta, che i cattivi sono cattivi e che saremmo tutti più contenti se gli arsenali fossero vuoti e i granai pieni. Come si poteva non essere d’accordo con un quadro tanto irenico, sereno, positivo? Chi può contestare un’idea simile?
La Sopraelevata - per dire un posto che offre un colpo d’occhio su tutta la città - era tutta una bandiera. Tutto un arcobaleno.

Passate oggi - mentre i soldati vanno in Libano e si muore in guerra più di ieri - sulla Sopraelevata. Niente colori. Solo il rosso carminio di una politica ignobile che sfrutta i sentimenti e l’ignoranza. E il grigio di una città incapace anche solo di provare a ragionare.

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