sul piano di salvataggio del Paese, lo spread tra i Btp e i Bund ha oscillato tra i 353 punti alle ore 9, i 363 tra le 11 e le 14 e i 360 delle ore 17.
In passato, quando si sentiva parlare della possibilità che uno Stato dell’euro uscisse dalla moneta unica, perché incapace di rispettarne le regole, giuste o sbagliate che siano, lo spread sui nostri Btp ha toccato livelli da incubo, superando la soglia dei 400 punti e arrivando nell’area dei 500, che comporta tassi di interesse superiori al 6%. Questi sono indice di una pessima reputazione del nostro debito: non nel senso di ritenere che l’Italia non riesca a pagarlo, ma nel senso di reputare che, data l’onerosità dei sacrifici per ciò richiesti, la situazione politico-sociale non regga e l’Italia esca dall’euro.
In gergo finanziario, si chiama «contagio », in riferimento alla malattia di cui soffre la Grecia, che colpirebbe anche noi. Perché adesso, che la malattia ellenica è al culmine, tanto che il vicepresidente della Commissione europea, Neelie Kroes, ha apertamente detto che «non muore nessuno se Atene esce dall’euro», il nostro spread non si è inerpicato oltre i 400 punti, per non parlare dei 500?
La risposta sta proprio nella frase della Kroes, che pure è stata considerata molto scorretta, e ha comportato la smentita immediata del presidente della Commissione, José Manuel Barroso, il quale ha dichiarato: «Noi vogliamo che la Grecia resti nell’euro». Ora, come si desume dalle parole della Kroes, non c’è il timore di un «contagio » riguardante l’Italia. E ciò dipende, in parte, da fattori monetari relativi alla Bce (la Banca centrale europea), su cui tra un attimo mi soffermerò. Ma in larga e determinante parte dipende da un fattore politico, che ha grossi effetti economico- finanziari. Ossia il fatto che, in Italia, sta funzionando l’accordo tra Pdl e Pd per sorreggere il governo Monti, che ha attuato la manovra correttiva per l’aggiustamento dei conti pubblici (in modi spesso criticabili, dal mio punto di vista) e ha fatto la riforma delle pensioni che Silvio Berlusconi non era riuscito a fare per l’opposizione (illogica) della Lega Nord (che essendo espressione di zone industriali oberate dalle imposte dovrebbe battersi per la riduzione strutturale dell’onere della spesa pubblica corrente). Lo stesso governo Monti ora sta cercando di limare le rigidità dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
Questo esecutivo, comunque, dà stabilità al Paese, grazie al sostegno delle forze politiche opposte. La Grecia non riesce a fare la riforma delle pensioni, la destra e la sinistra del Paese litigano sul da farsi e si rinfacciano a vicenda le proprie mancanze. L’Unione europea è al sommo dell’irritazione perché mentre le banche accettano un grosso sacrificio sul debito greco di cui sono detentrici e la Bce accetta di rinunciare al rimborso al valore nominale dei titoli ellenici che ha comperato, e si contenta della restituzione del prezzo che ha pagato quando li ha acquistati (al 60% di tale valore)- il governo di Atene non riesce a fare la sua parte di aggiustamento, stimata in 4,5 miliardi (equivalenti a 30 per noi).
L’Italia, invece, sta offrendo un’impressione tutta diversa. I due maggiori partiti di opposta tendenza hanno ingoiato, ciascuno, un po’ di rospi. Il sacrificio fatto da Berlusconi, dimettendosi a favore del governo tecnico, ha costretto il Pd a non tirarsi indietro. È vero che ad aiutare la finanza pubblica italiana c’è stato l’intervento della Bce,che finanzia le banche con prestiti triennali all’ 1%, così da consentire loro di comprare titoli pubblici, compresi i Btp decennali, con un buon margine, che le tutela dal rischio.
Ma questa politica espansiva della Bce, che continuerà irrorando di liquidità l’economia europea, è resa possibile dal fatto che l’Italia ne fa buon uso. E ciò, a sua volta, dipende dal sostegno che viene dato, al governo guidato da Mario Monti,con un’intesa politica,transitoria, ma efficace, da partiti che una volta litigavano. Una lezione di cui far tesoro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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